Discariche nel Foggiano Tombate 300mila ton di rifiuti

Le quantità stimate di rifiuti complessivamente interrati in modo illegale nelle cinque aree sequestrate l’11 aprile scorso nel corso dell’operazione

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Le quantità stimate di rifiuti complessivamente interrati in modo illegale nelle cinque aree sequestrate l’11 aprile scorso nel corso dell’operazione ‘Black Land’ della Direzione investigativa antimafia di Bari e dei carabinieri del Noe del capoluogo pugliese e del Comando provinciale di Foggia (tre nelle campagne di Ordona, una ciascuna a Cerignola e Apricena), sono pari a quasi 300mila tonnellate e all’equivalente di 226.500 metri cubi.
Sono gli esiti delle operazioni di carotaggio, a seguito di scavi, eseguite dal consulente tecnico nominato dai magistrati. Le aree sono di proprietà privata. Le tipologie dei rifiuti interrati rinvenuti sono tre.

La prima è quella dei solidi urbani non differenziati, interrati da poco e per i quali il processo di decomposizione non è ancora o è appena iniziato.

La seconda tipologia è quella che si riferisce ai solidi urbani in avanzato stato di decomposizione, cioè interrati da più tempo (almeno da più di tre mesi), di aspetto nerastro ed estremamente maleodoranti.  “Sono caratterizzati – rendono noto i carabinieri – dalla presenza di valori di carbonio organico totale elevati e quindi, dopo la bonifica andrebbero smaltiti destinandoli a idonei e autorizzati impianti di trattamento termico”.

La terza tipologia è quella dei terreni e delle sabbie, venute a contatto con le prime due, che presentano valori analitici superiori ai limiti delle concentrazioni soglia di contaminazione (Csc) per i siti ad uso commerciale e industriale, in alcuni casi, e per i siti ad uso verde pubblico, in tutti i campioni analizzati. “L’inquinamento presente in tali terreni – spiega l’Arma – è stato determinato dallo scarico e dall’interramento delle due tipologie di rifiuto precedentemente descritte”. In tutti i siti è necessario ora procedere alla immediata bonifica, rimozione e smaltimento dei rifiuti, destinandoli a discariche per rifiuti non pericolosi o impianti di trattamento termico per evitare conseguenze negative ulteriori sull’ambiente.

L’interramento di rifiuti è stato effettuato “in zone – precisano gli investigatori – che non avrebbero potuto e dovuto essere adibite a ciò, non essendo assolutamente idonee allo scopo e peraltro immediatamente adiacenti a zone agricole coltivate”.
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