Messaggio dell’arcivescovo per l’inizio dell’anno scolastico

Nella nostra società, distratta dalla crisi economica, ci si accorge sempre meno del valore incalcolabile che riveste la scuola per la formazione dell

Franceschini: concessioni balneari prorogate al 2033
Coronavirus, pillola antivirale per pochi: «Platea da allargare agli anziani»
Fornitura gratuita libri di testo, liquidato contributo di 156mila euro
Nella nostra società, distratta dalla crisi economica, ci si accorge sempre meno del valore incalcolabile che riveste la scuola per la formazione delle nuove generazioni. Per questo motivo, all’inizio del nuovo anno scolastico vorrei rivolgere un augurio di buon lavoro agli alunni e a quanti – docenti e famiglie – si prodigano per il bene degli studenti e, di riflesso, per il bene dell’intera società civile. Dopo la famiglia, la scuola è di certo il luogo per eccellenza deputato alla educazione e formazione integrale della persona umana.
1.         Mi rivolgo in primo luogo a voi studenti. A scuola siete chiamati a coltivare l’amore per un sapere che non sia fine a se stesso, ma che vi aiuti a conoscere meglio il vostro mondo interiore, spesso confuso e disorientato, a conoscere meglio gli altri, spesso da voi visti con sospetto, e a conoscere meglio il mondo che vi circonda per poterlo cambiare in meglio e orientarlo a quel bene al quale il vostro cuore aspira in modo struggente. Collaborate con i vostri docenti, chiedendo loro un sapere che sappia nutrire l’intelligenza ma anche scaldare il cuore, che vi aiuti a decifrare le vostre emozioni, che sappia suscitare in voi una sana curiosità e una calda passione per le cose che contano: l’amore per il vero, perché come dice il giovane Maestro di Nazareth “la verità vi farà liberi”; l’amore per il bello perché come ha scritto Dostoevskij: “solo la bellezza salverà il mondo”; l’amore per il bene perché solo esso, a piccoli passi, vi renderà felici.
2.         A voi docenti e dirigenti scolastici se da un lato chiedo di non scoraggiarvi di fronte alle molteplici difficoltà che incontrate nella vostra opera educativa, dall’altro vi invito a perseverare in questa vostra nobile missione. Faccio appello oltre che alla vostra comprovata professionalità, ancor più alla vostra sensibilità per affrontare l’attuale emergenza educativa non solo come un momento critico, ma anche e soprattutto come un’opportunità per avviare una nuova paideia per la rigenerazione di tutta quanta la società. Infatti, sono persuaso che, quali forgiatori delle nuove generazioni, voi avete nelle vostre mani la coscienza della futura classe dirigente, dei futuri lavoratori, dei futuri padri e delle future madri, dei futuri imprenditori, dei cittadini di oggi e di domani. Vorrei poi incoraggiare quei progetti formativi – già realizzati negli anni scorsi in alcune scuole – diretti ad avviare percorsi di educazione alla cittadinanza attiva, al rispetto delle regole, alla legalità, alla valorizzazione delle diversità, per realizzare una convivenza pacifica ed esorcizzare ogni forma di razzismo e di xenofobia. In questa opera educativa confido molto nel contributo degli insegnanti di religione, i quali, attingendo al grande patrimonio della dottrina del Vangelo e del magistero della Chiesa, potranno ispirare nelle nuove generazioni scelte responsabili e condotte dettate dai principi della solidarietà, della giustizia, del bene comune.
3.         A voi famiglie chiedo una maggiore collaborazione con la scuola, evitando, da un lato, la delega, dall’altro, un atteggiamento conflittuale. Come genitori, voi siete i primi responsabili dell’educazione dei vostri figli. Per questo la scuola non può fare a meno di voi, della vostra viva partecipazione e corresponsabilità. Voglio concludere questo mio messaggio di augurio ricordandovi che non c’è educazione senza passione. Come anche che non c’è educazione senza una capacità di relazionarsi con gli altri, senza una corretta e curata comunicazione sia da parte dei docenti che degli alunni. E che infine, non c’è educazione senza partecipazione democratica. Non è autenticamente educativa quella scuola la quale, mentre riconosce i diritti degli studenti, di fatto poi li tratta come soggetti passivi, ritenuti incapaci di fare proposte costruttive che possano renderli per certi aspetti protagonisti del loro processo formativo. Come già diceva Montaigne: “è meglio una testa ben fatta piuttosto che una testa piena”.
Buon anno scolastico, con la benedizione del Signore.
Michele Castoro, arcivescovo

false

COMMENTI

WORDPRESS: 0