Presentato a Manfredonia “OTTO – L’abisso di Castel del Monte”, primo romanzo di Alfredo De Giovanni

Nell’ambito della Settimana di Arte, Cultura e Letteratura Ebraica ‘Lech Lechà’, che dal 2 al 8 settembre sta coinvolgendo ben 10 città della Puglia i

Coronavirus provincia di Foggia e Puglia: i morti e i contagi del 21 aprile 2020 „
Legge sicurezza sul lavoro, F.Ognissanti: sì all’unanimità in Regione
Prende il via l’operazione Mare Sicuro 2023 nei mari e lungo le coste della Puglia e della Basilicata ionica

Nell’ambito della Settimana di Arte, Cultura e Letteratura Ebraica ‘Lech Lechà’, che dal 2 al 8 settembre sta coinvolgendo ben 10 città della Puglia in una kermesse multidisciplinare  – fra conferenze, visite guidate a luoghi storici, presentazioni di libri, cinema e tanto altro – è stato presentato il 6 settembre a Manfredonia (Foggia) il primo romanzo dello scrittore pugliese Alfredo De Giovanni: “Otto. L’abisso di Castel del Monte”, pubblicato dalla Bastogi, nota casa editrice di Foggia. Nel suggestivo contesto di Palazzo dei Celestini il proteiforme autore – De Giovanni è anche geologo e musicista ed ha già pubblicato racconti brevi e testi per libri fotografici – è stato introdotto da Paolo Cascavilla, docente di Lettere e Lingua Latina presso il Liceo Scientifico G. Galilei di Manfredonia, giornalista e Assessore alla Solidarietà, Cultura e Politiche Giovanili della stessa città adriatica. Percorrendo gli affascinanti terreni del genere thriller, in cui avventura e tensione riescono a incatenare il lettore fino all’ultima pagina, De Giovanni cerca nel suo libro di dare una risposta alla domanda “se un numero e un castello possano  individuare e significare un discorso, una parola, un racconto sacro, in un solo termine, un mito”. In tal senso l’autore, seguendo l’antica concezione che “non distingue tra parola e essere”, si è ricollegato alla tradizione ebraica dello Sefer Yetsirah (Libro della Creazione) uno dei primi testi kabbalistici,  secondo il quale nel primo atto della creazione il mondo viene plasmato attraverso le 22 consonanti dell’alfabeto ebraico, per cui l’Essere coincide ab origine con il testo e la parola.

“In questo mio primo romanzo – ha dichiarato De Giovanni – ci si immerge negli spazi più insondabili  della mente umana, in quegli abissi del pensiero vicini al misticismo della Kabbalah ebraica, che portano i protagonisti a riconsiderare il proprio inferno personale, spinti dall’infinita sete di conoscenza che li porterà a mutare, infine, la loro esistenza.”  Dalla presentazione si evince come questo romanzo si snodi  lungo la linea di demarcazione tra reale e immaginario, scienza e fantascienza, storia e mito con sullo sfondo luoghi, figure di estremo fascino come Castel del Monte, Federico II e i suoi rapporti col misticismo ebraico e musulmano, le icone delle Vergini nere, la Cattedrale di Trani, gli Ordini monastico-cavallereschi, i sotterranei dei castelli di Puglia. Ma il vero protagonista fin dall’incipit del romanzo è Castel del Monte – l’enigmatico maniero di Federico II, da quasi otto secoli abbarbicato su una collina solitaria nel cuore delle Murge – e la domanda su cosa nasconda il suo sottosuolo. Una domanda destinata a tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina. Interrogato su quale impulso l’abbia spinto a scrivere un romazo del genere, De Giovanni ha risposto: “Ciò che mi ha spinto a scrivere “OTTO” è la voglia di far conoscere i misteri, le leggende, la storia, la cultura del nostro territorio. Sono fermamente convinto che l’identità di un popolo si forma anche grazie ai suoi miti, ai simboli e ai linguaggi che ci appartengono e che aiutano a comprendere il presente e a gettare ponti per il futuro.” Gli è stato quindi chiesto in che modo la narrativa possa contribuire a creare o a conservare tale senso di identità: “la narrativa, in questo, è in grado di arrivare molto più lontano e forse prima di qualunque saggio, studio, conferenza, fiera o dibattito, perché tocca il complesso della “vita psichica” degli individui fatta anche di sogni, aspirazioni, superstizioni,  miracoli a cui, come ci insegnaJung, le persone vogliono e hanno bisogno di credere. Ho scelto la strada del thriller e dell’avventura per incuriosire il maggior numero di lettori, ma il sottotesto di “OTTO” è assolutamente filosofico, storico e antropologico: è l’eterna antinomia fra razionalismo ed ermetismo, fra scienza e fede, fra reale e immaginario, fra materialismo e spiritualismo, tematiche sintetizzate in modo esemplare da Castel del Monte, in tal senso opera straordinaria, e non solo quindi sotto il profilo architettonico.” De Giovanni ha quindi spiegato come “questo castello ben sintetizzi la mentalità del suo costruttore, quel Federico II imperatore del sacro romano Impero, che forse aveva il sogno di realizzare un tempio laico, in cui cristiani, ebrei e musulmani avrebbero potuto dialogare in pace, per raggiungere quella redenzione terrena ricercata, ad esempio, nei testi e nella dottrina dell’ebraismo.” Ma nel romanzo, come si accennava prima, c’è molto di più: “il romanzo – ha concluso De Giovanni – incontra l’immenso ignoto del sottosuolo della Murgia, il culto delle Vergini nere, la numerologia kabbalastica e i suoi significati esoterici e filosofici. In tal senso abisso di Castel del Monte, non è dunque solo un luogo fisico ma rappresenta l’incommensurabile, l’intangibile, ciò a cui la mente umana non può mai arrivare, se non attraverso altre vie che non possono essere razionali.”

Oltre che con la presentazione del romanzo di Alfredo De Giovanni, la città di Manfredonia ha partecipato alla Settimana della Cultura Ebraica ‘Lech Lechà’ – sempre la sera del 6 settembre –  con una conferenza a palazzo dei Celestini, dedicata alla figura di Rabbi Itzchak detto il Greco, maestro dell’ebraismo pugliese, alla quale hanno partecipato come relatori Ottavio Di Grazia, docente universitario di Filosofia, Storia delle Religioni e Storia Orientale, Rav Scialom Bahbout rabbino capo di Napoli e il già sopra citato prof. Paolo Cascavilla. Alla conferenza ha fatto seguito nel Chiostro del Palazzo Comunale lo spettacolo “Israel! – Il Canto dell’anima ebraica”, una lettura scenica a cura dell’attore e regista Simone Martino Franco con gli interventi canori di Nadia Martina.
false

COMMENTI

WORDPRESS: 0