Provincia di Foggia è boom di protesti CCIAA, uno sportello per le imprese in difficoltà

«Siamo in guerra», dice Eliseo Zanasi. Ma non è che negli anni passati si stesse meglio. La Capitanata scivola da tempo immemorabile sul piano inclina

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«Siamo in guerra», dice Eliseo Zanasi. Ma non è che negli anni passati si stesse meglio. La Capitanata scivola da tempo immemorabile sul piano inclinato del sottosviluppo e nessuno fa nulla quantomeno per arrestarne la corsa. Anzi forse oggi la crisi planetaria sta lì a giustificare quella sensazione di malessere diffuso che molte donne inoccupate e tantissimi giovani senza lavoro in questa provincia percepiscono da tempo. Questa giornata dell’economia si celebra perciò con un rito sempre più stanco, a certificare il nulla cosmico che c’è intorno.
Qualche dato? Continua l’erosione dei posti di lavoro, nell’ultimo anno abbiamo perso altri 5mila posti, ma è un tonfo rispetto ai 14mila dell’ultimo decennio. Le famiglie continuano a impoverirsi, le imprese pure: lo testimonia la paurosa escalation dei protesti passati da 8 a 30 milioni di euro, lo stesso dato che c’è a Bari che però ha il doppio degli abitanti. Sì, perchè il dato è riferito solo a Foggia città, «la provincia – dice Aldo Di Mola, dell’ufficio Statistica – sta già un po’ meglio». Analoga riflessione andrebbe fatta sulle rinnovabili: i massicci investimenti prima sull’eolico, ora sul fotovoltaico (122 milioni il valore dell’import pari all’8% del Pil provinciale), non hanno lasciato valore aggiunto se si eccettuano gli introiti annuali per i comuni e i proprietari dei terreni. Ma la nostra classe politica e imprenditoriale resta sul pero, in attesa che qualcuno, prima o poi, sbrogli la matassa. Così anche a queste spente riflessioni ad alta voce sui nostri guai non viene più nessuno: ieri non c’era un solo parlamentare o consigliere regionale, assente pure il sindaco e il presidente della Provincia. Per Zanasi la ripresa passa attraverso «la formazione professionale e la internazionalizzazione delle nostre imprese».

E poi giù un sospiro: «Meno male che dieci anni fa questo sistema economico ha deciso di puntare i suoi asset di sviluppo su agroindustria e turismo». Il saldo dell’agroindustria tiene nel 2011 ha fatto registrare un attivo di 140 milioni, miglior dato in Puglia soprattutto se riferito alle esportazioni di frutta e ortaggi. Quanto al turismo abbiamo meno alberghi, ma più posti letto: «Segno di una riconversione che configura ormai il Gargano – sottolinea Alessandro Onorato dell’ufficio studi – come un vero distretto anche se il 77% delle presenze si concentra nei mesi di giugno, luglio e agosto». Su questa scia segnaliamo anche il risultato positivo sui contratti di rete (sinergie fra operatori dello stesso ramo, nella fattispecie dell’agroalimentare) e il mutuo di 10 milioni che fa tirare un sospiro di sollievo alla Camera di commercio che, in vista del trasloco nella nuova sede (settembre?) potrà far fronte alle spese con l’impresa e i fornitori.

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