Mons. Castoro, auguri amari: "una terra senza lavoro e senza sviluppo"

Anche quest'anno l'arcivescovo di Manfredonia, mons. Michele Castoro non ha fatto mancare il suo messaggio augurale in occasione della Santa Pasqua. U

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Anche quest’anno l’arcivescovo di Manfredonia, mons. Michele Castoro non ha fatto mancare il suo messaggio augurale in occasione della Santa Pasqua. Un augurio ancora una volta ricco di significati, di speranza, ma con l’ennesimo monito rivolto a chi amministra la terra del Gargano, sempre alle prese con problemi economici. “La prima domanda che dobbiamo farci al termine del cammino quaresimale di quest’anno è: sono contento di come vivo? Sono davvero felice? E’ una domanda che nascendo dal cuore svela a che punto è la nostra vita perché, come ci ricorda S. Agostino, “l’uomo segue la strada ove il suo cuore trova felicità”. Solo la Buona Notizia di Gesù Risorto ne possiede la chiave. Questa gioia del Risorto non è solo per noi, ma per tutti, non è  solo per oggi o per domani, ma per sempre, perché Egli guida tutti nel cammino di un autentico rinnovamento dei rapporti tra noi e nella società che, come uomini nuovi, “risorti”col Risorto, vogliamo costruire insieme. Per Papa Francesco incontrare la Buona Notizia del Risorto è “entrare in un fiume di gioia” (EG 5) di un Dio che parla il linguaggio della gioia e che dona pienezza di vita. Il tempo di Pasqua per tutti i cristiani è occasione per imparare a parlare non del dovere, ma del piacere di credere perché la nostra fede non nasce da un mito né da un’idea, ma dall’incontro col Risorto nella vita della Chiesa”.  La nostra terra garganica, attanagliata dalla morsa della mancanza di lavoro e di un autentico sviluppo, se ha certamente bisogno di opportunità e di vita sociale nuova e non può continuare a pagare con il fenomeno emorragico dell’emigrazione di giovani e adulti il suo depauperamento e la rottura dei vincoli familiari e culturali, ha ancor più bisogno che noi, interiormente e moralmente più che solo economicamente, risorgiamo, ben consci che l’Amore non può essere sconfitto dal male così come due millenni fa l’ultima parola non fu quella dei crocifissori, ma quella della pietra tombale rivoltata dalla forza dell’Amore. Il nostro orizzonte, allora, è la Resurrezione, il nostro stile è la gioia pasquale, ricorrente sulle labbra deve essere la parola “Mio Signore e mio Dio!” pronunciata da Tommaso alla vista delle piaghe di Gesù Risorto.  La vita nuova in Cristo Risorto, colma di Amore, deve farci, allora, volgere lo sguardo agli ultimi, ai poveri del territorio e in special modo ai migranti che bussano insistentemente alle nostre porte e che vanno accolti come fratelli tra fratelli, che sanno condividere i beni che il Padre ha donato a tutti: essi ci chiedono solamente di essere aiutati ad uscire dal tunnel del male, delle ansie, delle paure provocate da guerra e povertà. Attraverso la strada apertaci da Cristo Risorto, fatta di umiltà, di bene che non fa rumore, di fedeltà, portiamo a tutti i fratelli pace e amore”. Infine gli auguri ai più sfortunati. “Sono particolarmente vicino agli ammalati, agli anziani, ai giovani, ai disoccupati, ai migranti, con l’amore del Risorto, compagno di ogni uomo che cammina con noi e che ci è immancabilmente prossimo in tutte le vicissitudini”.
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