Il 16 agosto del 1620, Manfredonia fu attaccata da circa 56 galee turche. Era una domenica mattina e le campane della chiesa di San Domenico avevano u
Il 16 agosto del 1620, Manfredonia fu attaccata da circa 56 galee turche. Era una domenica mattina e le campane della chiesa di San Domenico avevano un suono lugubre, quasi come segno di brutto presagio. I Turchi giunsero in città e misero a ferro e fuoco ogni cosa incontravano. Il saccheggio, le uccisioni e le devastazioni furono ‘terribili’. Furono saccheggiate chiese, rubate opere d’arte, violato e disperso il corpo di San Lorenzo Maiorano, bruciati e distrutti diversi documenti cittadini. Senza distinzione furono uccisi tutti coloro che i Turchi incontravano: donne, bambini, anziani, malati. I più validi vennero trattenuti per essere venduti come schiavi. Le case dei più ricchi venivano saccheggiate, mentre quelle dei poveri incendiate. Ma la violenza più atroce fu perpetrata ai danni di chiese e conventi. All’alba del 19 agosto le truppe ottomane prendevano il largo nel mare adriatico, lasciando Manfredonia quale città più povera della Capitanata e portando con se, come segno di riconoscenza al sultano, la piccola e bellissima Giacometta Beccarini. Manfredonia, tuttavia, è risorta e forse è diventata più bella di quella di prima. I suoi abitanti certamente non volevano morire nell’oblio e rimboccandosi le maniche rifondarono sui resti della loro gloriosa città la nuova e neonata Manfredonia, che questa volta, lasciandosi alle spalle il suo aspetto medievale, assunse un volto barocco. Così si spiega perché molta gente comune improvvisamente si ritrovò a possedere terreni o abitazioni, perché quei documenti di cui si parlava erano andati distrutti e molti proprietari erano stati uccisi.
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