Riders sotto il sole rovente: “Sfruttati e invisibili, è la nuova schiavitù digitale”

Pedalano o guidano per le strade bollenti delle città, con temperature che sfiorano i 40 gradi, consegnano cibo, merci e speranze, ma restano ai m

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Pedalano o guidano per le strade bollenti delle città, con temperature che sfiorano i 40 gradi, consegnano cibo, merci e speranze, ma restano ai margini del sistema dei diritti. Sono i riders, il volto più esposto e vulnerabile dell’economia digitale. Anche a Foggia, come in tutto il Paese, la loro presenza è diventata ormai strutturale. Ma le condizioni in cui lavorano raccontano una realtà fatta di sfruttamento, isolamento e assenza di tutele.

A denunciarlo con forza è la Nidil Cgil di Foggia, con un appello chiaro lanciato dal segretario generale Francesco Volpicelli: “È inaccettabile che nel 2025 esista ancora una forma di lavoro che rasenta la schiavitù, dove la tecnologia viene usata per aggirare le leggi e negare la dignità umana”.

Algoritmi e disuguaglianze: il meccanismo disumano delle piattaforme
Il problema non è solo meteorologico. Il caldo estremo acuisce una condizione già durissima, segnata da retribuzioni misere, assenza di pause, nessun rimborso per l’acqua o i dispositivi di sicurezza, e una gestione algoritmica delle consegne che riduce i lavoratori a numeri da premiare o punire. “Più lavori, più guadagni” è la regola implicita, che tradotta in pratica si trasforma in corse affannose, ore su ore in sella o alla guida, e rischi continui per la salute.

Non basta. Il “premio caldo” promesso da alcune piattaforme – un misero 8% in più per le consegne nelle ore più torride – è una beffa, tradotta in pochi centesimi a fronte di rischi enormi. Intanto, aumentano i casi di furti, rapine e aggressioni subiti dai riders durante il servizio, senza che siano previste tutele assicurative o assistenza.

Senza diritti, senza voce
Dietro la qualificazione come “autonomi” o “collaboratori occasionali”, si cela la negazione dei più elementari diritti. Nessun contratto, nessuna possibilità di malattia retribuita, nessun accumulo di contributi pensionistici, nessuna rappresentanza sindacale riconosciuta. E quando arriva una sospensione o un “licenziamento”, basta uno spegnimento dell’app, senza preavviso né spiegazioni.

“La gestione algoritmica è opaca e incontestabile – denuncia Volpicelli – i riders non possono capire perché vengono penalizzati, né negoziare le loro condizioni. Sono completamente soli”.

La richiesta: una legge per il riconoscimento del lavoro subordinato
La Nidil Cgil chiede al governo interventi urgenti: “Serve il riconoscimento dello status di lavoratori dipendenti, con un contratto collettivo nazionale, un salario dignitoso, copertura sanitaria e previdenziale, il diritto a organizzarsi sindacalmente”, insiste Volpicelli.

L’appello ai cittadini: “Scegliete consapevolmente”
L’organizzazione sindacale rivolge anche un appello alla cittadinanza: “Ogni scelta di consumo ha un impatto. Sosteniamo un’economia digitale più giusta, etica e rispettosa delle persone. I riders non sono numeri: sono uomini e donne, e meritano tutele, rispetto e dignità”.

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