Sulla vertenza Casa Sollievo della Sofferenza irrompe l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e presidente della Fondazione dell

Sulla vertenza Casa Sollievo della Sofferenza irrompe l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, e presidente della Fondazione dell’ospedale di San Pio, Padre Franco Moscone. Lo fa nel giorno della vigilia di Natale, anticipando ai nostri microfoni il suo pensiero che va ben oltre la semplice solidarietà e auguri ai dipendenti. Padre Franco non nasconde nemmeno errori da parte della direzione generale di Casa Sollievo.
Padre Franco, ci spieghi a cosa è dovuta questa crisi? E perché sì è arrivato a questo punto?
“È una situazione di tensione che non nasce oggi ma che proviene da dissesti finanziari che hanno una origine antica di almeno dieci anni, una situazione debitoria ancora non risanata che di fronte ad un eventuale applicazione alla lettera del nuovo contratto nazionale della sanità, rischierebbe di essere peggiorata”.
Sulla gestione della vertenza il mea culpa di Padre Franco. Dove avete sbagliato?
“Come direzione potevamo e dovevamo gestirla meglio, con maggiore pazienza, tentando di avviare un dialogo costruttivo prima di comunicare come abbiamo fatto. Riconosciamo questo errore. Tuttavia per risanare i debiti oggi abbiamo bisogno di aiuti”.
Il Governo aiuta l’ospedale Bambin Gesù di Roma con un fondo pari a 70 milioni, perchè a Casa Sollievo della Sofferenza, che è della stessa proprietà, la santa Sede, niente?
“Pare che questi 70 milioni a favore del Bambin Gesù siano stati inseriti nella prossima legge finanziaria. Ma c’è una differenza. Il Bambin Gesù gode delle caratteristiche dell’extra territorialità e tratta direttamente con il Ministero della Salute, quindi con il Governo centrale, senza dover passare attraverso la mediazione della Regione competente”.
La gente di San Giovanni Rotondo teme forti ripercussioni economiche e sociali se Casa Sollievo va in crisi. Lei cosa ne pensa.
“È una ricchezza unica per tutta la Puglia, e sul territorio garganico è un volano di sviluppo. Non è pensabile San Giovanni senza Casa Sollievo, non sarebbe quella che è oggi”.
La direzione generale dice che i dipendenti di Casa Sollievo guadagnano tanto?
“Certo, gli stipendi dei medici non mi sembrano affatto scarsi, ed è giusto che sia così per le prestazioni e per la professionalità. I medici hanno bisogno di stimoli e di motivazioni affinché restino a Casa Sollievo. La Santa Sede mi ha più volte detto che all’interno del cda devo impegnarmi per non far perdere posti di lavoro in ospedale, e quindi di non licenziare nessuno e di non compiere decurtazioni”.
Padre Franco, alla luce di quanto sta accadendo ha mai pensato di gettare la spugna?
“Una domanda che mi sono fatto sovente, e non solo in questo particolare momento di crisi. Dal primo giorno che ho messo piede sul Gargano ho sempre considerato le due posizioni, quella di presidente della Fondazione e quella di arcivescovo, non completamente sovrapponibili. Sarebbe molto meglio dividire i due ruoli, solo così il vescovo locale potrebbe fare il pastore, e il presidente farebbe veramente il presidente, e non solo l’equilibrista. Sono sette anni che queste cose le dico alla Segreteria di Stato e all’Annunziatura per l’Italia, ma la risposta è stata sempre la stessa: vada avanti”.

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