È scattata la corsa finale per completare la riorganizzazione della rete dei laboratori pubblici e privati accreditati prevista dall’articolo 29 d

È scattata la corsa finale per completare la riorganizzazione della rete dei laboratori pubblici e privati accreditati prevista dall’articolo 29 del Decreto legge 73/2021, che impone come data limite il 31 dicembre. Un emendamento da inserire nel Milleproroghe potrebbe tuttavia rinviare questa scadenza, offrendo respiro a un settore già in forte tensione.Il Dipartimento Salute di Confapi Puglia avverte che numerosi laboratori privati accreditati e convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale stanno valutando la possibilità di ridurre o interrompere i rapporti di lavoro con biologi, tecnici di laboratorio, infermieri e personale amministrativo. È un segnale che riflette la preoccupazione crescente di fronte a un percorso di riorganizzazione ancora irrisolto e alla revisione normativa collegata al DDL sulle liste d’attesa, i cui tempi di approvazione risultano più lunghi del previsto.Secondo l’associazione, un differimento del termine al 31 dicembre 2026 rappresenterebbe l’unica via per evitare un’immediata crisi occupazionale e consentire alle strutture di adeguarsi in maniera sostenibile ai nuovi requisiti. Senza proroga, la sospensione attualmente in vigore terminerà alla fine del mese e, dal giorno successivo, molti laboratori saranno costretti a trasformarsi in semplici centri prelievi. La nuova disciplina regionale, infatti, dal 1 gennaio 2026 impone un modello organizzativo che di fatto supera l’attuale configurazione dei laboratori, aprendo la strada – denuncia Confapi – all’ingresso massiccio di grandi multinazionali già pronte ad acquisire le strutture più piccole.In assenza di un rinvio, dal 1 gennaio 2025 le realtà che non raggiungono la soglia minima di 200mila prestazioni annue potranno operare solo attraverso reti d’impresa. Una prospettiva che, osserva Confapi, avrebbe ripercussioni pesanti sia per i professionisti, già alle prese con un futuro incerto, sia per i cittadini che rischierebbero di confrontarsi con tempi più lunghi e con campioni inviati a laboratori lontani.Senza interventi, decine di piccoli centri rischiano la chiusura o l’assorbimento da parte di grandi gruppi, con effetti significativi sul tessuto produttivo locale e sulla capillarità del servizio sanitario, soprattutto nelle aree più periferiche. La proroga, sottolinea l’associazione, permetterebbe inoltre di armonizzare la riorganizzazione con il disegno di legge 1241 sulle prestazioni sanitarie, il quale introduce criteri ritenuti più equilibrati per la sostenibilità delle piccole e medie imprese del settore.Confapi ribadisce che l’estensione al 2026 della scadenza non comporterebbe costi per lo Stato, ma garantirebbe continuità ai servizi di diagnostica ed eviterebbe la cosiddetta desertificazione sanitaria. L’associazione richiama quindi Governo e Parlamento al mantenimento degli impegni assunti e sollecita un intervento rapido a tutela di un comparto che in Puglia occupa circa 2.500 persone.L’appello si chiude con un invito alla collaborazione: “È necessario preservare il settore e costruire una riforma equilibrata e sostenibile che salvaguardi qualità del servizio e pluralità degli operatori”.


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