Lo sblocco dei fondi per completare l’interconnessione idrica tra la diga molisana del Liscione e quella di Occhito rappresenta un passo avanti im

Lo sblocco dei fondi per completare l’interconnessione idrica tra la diga molisana del Liscione e quella di Occhito rappresenta un passo avanti importante per alleviare la crisi idrica nel Tavoliere. Flai Cgil Puglia e Alpaa Puglia, però, ricordano che l’emergenza riguarda l’intera regione e richiede risposte strutturali e tempestive.A lanciare l’allarme sono Antonio Ligorio, Segretario Generale Flai Cgil Puglia, e Antonio Macchia, Presidente Alpaa Puglia. Ligorio sottolinea che “la grave siccità registrata in tutto il 2024 fino ad oggi, ma anche le analisi di scenario, prospettive e previsioni di valutazione idroclimatica, rischiano di avere ripercussioni drammatiche di natura socio–economica, soprattutto sull’agricoltura, le foreste e la zootecnia i cui effetti di riverberano innanzitutto sulla salvaguardia dei livelli occupazionali. La crisi idrica, infatti, ha assunto proporzioni drammatiche e in molte aree della regione il suolo è ormai troppo secco per sostenere culture, allevamenti e persino l’approvvigionamento ordinario delle comunità. Il drammatico calo delle rese produttive si traduce direttamente in una drastica contrazione delle ore lavorate, portando a una perdita stimata di circa il 30% dell’occupazione nel comparto. Uno scenario, quindi, che alimenta la precarietà, la disoccupazione e l’impoverimento, con gravi ripercussioni sul tessuto sociale delle comunità rurali”. Macchia evidenzia come gli effetti della crisi idrica colpiscono in particolar modo i piccoli produttori, che in Puglia rappresentano circa l’80% delle aziende agricole.“Occorre, quindi, intervenire con una Pianificazione Integrata: si devono promuovere investimenti urgenti nella manutenzione, ammodernamento e realizzazione di nuovi invasi e reti di distribuzione in tutto il territorio pugliese. Ma gli effetti drammatici del cambiamento climatico che investiranno soprattutto il Mediterraneo del sud, Italia e Puglia comprese, suggeriscono di dare risposte urgenti in termini economici e infrastrutturali anche, in alcuni casi, rivisitando e rimodulando il sistema distribuito dell’acqua per garantire una maggiore capacità di stoccaggio. È evidente, infatti, che l’allarme riguardante la penuria d’acqua nel periodo siccitoso stride con le notizie riguardanti gli allagamenti, le piene dei fiumi, le alluvioni”.“Questi elementi – aggiungono Ligorio e Macchia – impongono interventi strutturali immediati, creando sistemi di accumulo distribuiti sul territorio, anche lungo i canali di scolo oggi in secca durante i periodi aridi. Non è più rinviabile un’azione sistemica, pensata per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi e durante le precipitazioni estreme, evitando che grandi quantità di acqua piovana vadano disperse”.Secondo le due organizzazioni, solo una visione pubblica, partecipata e radicata nei territori può affrontare davvero questa sfida. Serve un nuovo modello che metta al centro giustizia climatica, tutela dell’acqua come bene comune e dignità del lavoro agricolo. Ripartire dall’agroalimentare – con il suo intreccio di ambiente, lavoro, cultura e salute – è fondamentale per rilanciare in modo equo e sostenibile l’economia dell’intera Puglia.

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