La siccità nel Foggiano sta rallentando in modo significativo l’avvio delle semine del grano duro, con circa 200mila ettari di terreni agricoli an

La siccità nel Foggiano sta rallentando in modo significativo l’avvio delle semine del grano duro, con circa 200mila ettari di terreni agricoli ancora fermi. Le temperature insolitamente elevate e l’assenza quasi totale di piogge nella prima metà di novembre hanno reso impossibili le operazioni colturali, fondamentali per uno dei comparti agricoli più rilevanti del territorio.
Siccità nel Foggiano e terreni duri da lavorare
Nelle campagne tra il capoluogo e Borgo Tavernola, la colonnina di mercurio ha toccato i 20 gradi anche nelle ore centrali del giorno. Senza precipitazioni utili, il terreno resta eccessivamente duro e non permette la preparazione dei campi. Secondo gli agronomi, la mancanza di umidità nel suolo compromette l’efficacia delle lavorazioni meccaniche e incide direttamente sui costi.«Il terreno non si lascia affinare e questo comporta un aumento considerevole delle spese, soprattutto per il carburante», spiega un esperto del settore. Le lavorazioni risultano infatti più lente e dispendiose, rendendo poco sostenibile l’avvio della semina in queste condizioni.
Un comparto cerealicolo in stallo
La provincia di Foggia rappresenta la prima superficie agricola utilizzata in Italia, con circa 550mila ettari destinati ai cereali, in particolare al grano duro. Qui la siccità nel Foggiano esercita un impatto ancora più evidente, rallentando un comparto già provato dal crollo dei prezzi.Attualmente, il grano duro è quotato intorno ai 28 euro al quintale, un livello che rende difficile immaginare una marginalità positiva per molte aziende agricole. «Senza pioggia e con quotazioni così basse, è complesso pianificare una stagione produttiva sostenibile», osserva un rappresentante dei consorzi territoriali.
Prospettive per le prossime settimane
L’assenza di precipitazioni adeguate prolungata negli ultimi due anni sta aggravando il quadro generale. Se le condizioni climatiche non muteranno, il rischio è quello di un ulteriore rinvio delle semine, con possibili ripercussioni sulla produzione regionale e sulla tenuta economica del settore.Le previsioni meteorologiche delle prossime settimane saranno decisive: solo piogge consistenti potranno ripristinare l’umidità necessaria per procedere alle lavorazioni e scongiurare un’annata critica per tutta l’area cerealicola.

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