Sono otto i nuovi permessi di ricerca per l’estrazione di gas e petrolio rilasciati in provincia di Foggia. E considerando anche le sei concession

Sono otto i nuovi permessi di ricerca per l’estrazione di gas e petrolio rilasciati in provincia di Foggia. E considerando anche le sei concessioni di coltivazione cessate, in attesa di ripristino minerario dell’area, complessivamente circa 1.143,42 chilometri quadrati della Capitanata sono interessati da perforazioni. A lanciare l’allarme è il Circolo Arci ‘Maria Schinaia’ di Foggia.L’associazione presieduta da Tonino Soldo ha spulciato il Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e della Geotermia di ottobre, e ha scoperto che la provincia di Foggia non vedrà proliferare solo pannelli, aerogeneratori e centrali varie, ma anche pozzi per estrarre gas e petrolio.“Che la Capitanata fosse una terra appetibile per i signori delle energie rinnovabili non vi erano molti dubbi: abbiamo sole e vento in abbondanza per pannelli e torri eoliche e scarti agricoli per le cosiddette centrali a biomasse, materie prime che fanno gola alle aziende per ottenere i generosi incentivi messi a disposizione dallo Stato. Ma che la nostra terra, l’Antica Daunia, fosse anche un piccolo Texas grazie alla presenza sotterranea di idrocarburi solidi e liquidi era a conoscenza di pochi esperti del settore”, osserva Torino Soldo.“Dopo la messa a riposo definitiva del Pitesai (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee) decisa con una sentenza del Tar Lazio, ora si potrà tornare a perforare alla grande – spiega – perché sono state assegnate oltre trenta licenze per nuove esplorazioni di petrolio e gas in Basilicata, Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia e Campania, e offshore tra Adriatico, Ionio e Canale di Sicilia. Il governo – proseguono dall’Arci ‘Maria Schinaia’ – punta così a recuperare la produzione nazionale perduta di gas e petrolio. Infatti, le nuove esplorazioni autorizzate in queste ultime settimane dal competente ministero non vanno nella direzione della lotta ai cambiamenti climatici e della salute dei cittadini. Per arrestare i cambiamenti climatici, ma anche per ridurre e combattere l’inquinamento atmosferico e migliorare la qualità di vita dei cittadini è di fondamentale importanza uscire dalla dittatura delle fonti fossili, ancora oggi al centro del sistema energetico del nostro Paese”.Secondo l’associazione si elargiscono “troppi sostegni alle filiere fossili che non hanno senso, a partire da molti pozzi per l’estrazione di gas non particolarmente produttivi, che non pagano le accise: insomma, se estrai poco, ti premio. Ogni anno lo Stato italiano spende miliardi di euro in misure che, direttamente o indirettamente, incentivano attività con impatti negativi per l’ambiente ed i cittadini. Questi sussidi non solo distorcono il mercato, ma indirettamente incentivano l’uso di fonti fossili e di pratiche inquinanti, rallentando la transizione verso un modello economico più sostenibile”.

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