La considerano una vittoria di Pirro gli oppositori di Giuseppe Nobiletti, che ormai risiedono stabilmente e indifferentemente sia nel centrodestr

La considerano una vittoria di Pirro gli oppositori di Giuseppe Nobiletti, che ormai risiedono stabilmente e indifferentemente sia nel centrodestra che nel centrosinistra. La sentenza del Tar Puglia, che ha accolto il ricorso della Provincia di Foggia che contestava il diniego della Prefettura alla nomina di un commissario ad acta per l’approvazione del bilancio consuntivo, ha generato un vivace dibattito, almeno negli ambienti politici – perché, fondamentalmente, l’opinione pubblica è più interessata allo sblocco delle risorse finanziarie e delle assunzioni – sull’interpretazione autentica. Il diretto interessato, lo diciamo subito, ha accolto positivamente il pronunciamento, col conforto del legale reclutato tramite affidamento esterno.In buona sostanza, il giudici del Tribunale amministrativo regionale hanno passato la patata bollente al prefetto di Foggia, Paolo Giovanni Grieco. Il destino di Palazzo Dogana è nelle sue mani. Il presidente della Provincia e l’avvocato Antonio Leonardo Deramo avevano invocato, a fondamento delle loro richieste, l’articolo 19, comma 4, del Regio decreto n. 383 del 3 marzo 1934, tuttora vigente come stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato, che disciplina l’invio di appositi commissari per compiere, “in caso di ritardo od omissione da parte degli organi ordinari, atti obbligatori per legge”. Il ricorrente, dunque, oltre all’annullamento della nota di diniego del prefetto e all’accertamento dell’illegittimità del silenzio da lui serbato sulla ulteriore richiesta di nomina formulata a luglio, aveva chiesto che il tribunale ordinasse alla Prefettura di provvedere e che, nel caso di perdurante inerzia, nominasse un commissario ad acta.I giudici del Tribunale Amministrativo regionale, però, censurata l’inerzia della Prefettura e la condotta “in contrasto con i principi di correttezza e cooperazione che devono informare i rapporti tra pubbliche amministrazioni”, non si sono espressi sull’esercizio dei poteri sostitutivi in caso di inadempienza dell’organo preposto all’approvazione del rendiconto di gestione. Secondo i magistrati, tocca alla Prefettura individuare una soluzione per superare lo stallo e, stando al loro pronunciamento, il prefetto potrebbe addirittura applicare, per analogia, l’articolo del Tuel che prevede lo scioglimento del Consiglio. Ed è proprio questa interpretazione che ha scatenato le reazioni del mondo politico.“Stante l’obbligatorietà dell’approvazione del rendiconto provinciale – si legge nel dispositivo -, sarà onere della Prefettura individuare con ogni consentita urgenza gli strumenti giuridici necessari alla eliminazione della situazione di stallo politico istituzionale venutasi a creare, anche, se del caso, applicando analogicamente l’art. 141, secondo comma, del D.lgs. n. 267/2000, da considerarsi norma generale di chiusura applicabile in via di principio a tutti gli enti locali, non essendo in alcun modo ammissibile un blocco sine die delle funzioni economico-contabili di un Ente di rilievo come una Provincia”.Il citato articolo e relativo comma del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali sancisce che, nell’ipotesi in cui non sia stato approvato nei termini il bilancio, “l’organo regionale di controllo assegna al consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non superiore a 20 giorni per la sua approvazione, decorso il quale si sostituisce, mediante apposito commissario, all’amministrazione inadempiente. Del provvedimento sostitutivo è data comunicazione al prefetto che inizia la procedura per lo scioglimento del consiglio”.A giudicare dalle esternazioni del consigliere provinciale Dem Leonardo Cavalieri, il Pd che ha bocciato il bilancio consuntivo insieme al movimento Con, non intende scendere a compromessi per non perdere la poltrona. “C’è chi, forse troppo in fretta, canta vittoria. Ma le sentenze si interpretano, e soprattutto si applicano. E, come si suol dire, ‘Non si avvera, ma se si avvera, a casa!”.
A sentire lui, la normativa parla chiaro: il prefetto nomina un commissario per approvare il rendiconto e scioglie il Consiglio provinciale. “Ma non finisce qui – aggiunge il consigliere provinciale del Partito Democratico – Secondo la Legge Delrio (L. 56/2014) il presidente della Provincia è parte integrante del Consiglio provinciale. Quindi con lo scioglimento del Consiglio, decade anche il presidente. E al suo posto arriva il commissario prefettizio, che assume pieni poteri: gestionali, amministrativi e rappresentativi, fino alla ricostituzione degli organi. Certo, la mia è un’interpretazione – afferma Cavalieri, avvocato di professione – Ma chissà se anche il ministero la pensa allo stesso modo. Perché, se così fosse, di poltrone da 11mila euro al mese non ne resterà nemmeno una da occupare”.
A proposito del ministero, vale la pena ricordare che un primo parere del Viminale era stato espresso in un’interlocuzione “per le vie brevi”, in base alla quale la Prefettura aveva negato la nomina di un commissario ad acta pur senza procedere allo scioglimento. “Detta possibilità è preclusa dall’art. 1 comma 65 della legge n. 56 del 7 aprile 2014 (c.d. Legge Del Rio) il quale prevede che il presidente della Provincia decade in caso di cessazione dalla carica di sindaco, non disciplinando il caso di mancata approvazione del bilancio, ovvero del rendiconto di gestione entro i termini previsti per legge né esiste nella suddetta normativa alcun rinvio al Tuel”, avevano rimarcato a tal proposito dall’Ufficio Territoriale del Governo.
A parlare esplicitamente di una vittoria di Pirro è Antonio Vigiano, anche lui avvocato e componente del coordinamento provinciale di Noi Moderati. “A ben vedere il Tar Puglia, quand’anche abbia censurato l’operato del prefetto di Foggia, ha di fatto legittimato quest’ultimo a fare applicazione, in via analogica, dell’art. 141, secondo comma, del D.lgs. n. 267/2000 (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), di fatto ponendo la parola fine a questa imbarazzante consiliatura targata centro-sinistra – scrive Vigiano -. Ed infatti, se è vero che il prefetto di Foggia dovrà nominare, come richiesto dal presidente Nobiletti, un commissario ad acta per l’approvazione del bilancio, è altrettanto vero che successivamente il prefetto di Foggia dovrà procedere allo scioglimento dell’ente. In pratica, altro che vittoria del presidente Nobiletti, nel caso di specie – conclude – non vince nessuno e come sempre perdono i cittadini, chiamati a subire sulle loro spalle le scelte scellerate di certa politica”.
All’interno del partito, la pensa come lui un altro avvocato, Mariateresa Bevilacqua, nemica giurata di Nobiletti in quel di Vieste: “La notizia è che il Tar Puglia ha stabilito che il prefetto di Foggia ha l’onere di eliminare la situazione di stallo politico-istituzionale in Provincia con applicazione analogica dell’art. 141 D.Lgs. 267/2000, ossia di avviare la procedura di scioglimento del Consiglio provinciale, cui fa seguito la decadenza del presidente della Provincia – afferma – L’accoglimento del ricorso per vizi di procedimento amministrativo è del tutto irrilevante ai fini politico-istituzionali, infatti il Tar non dispone la nomina del commissario ad acta richiesto insistentemente dal presidente della Provincia. Vai a casa, Nobiletti, non ti vuole neppure il Tar Puglia”, conclude.
Secondo il diretto interessato, il presidente Giuseppe Nobiletti, la sentenza è positiva, perché statuisce che non possa persistere una situazione di stallo che compromette il regolare funzionamento di un ente locale di rilievo come la Provincia. “Nei prossimi giorni, parleremo col prefetto”, fa sapere. A sentire lui, il presidente non decade in caso di scioglimento del Consiglio. “Il presidente è un organo diverso – sostiene Nobiletti – noi non siamo legati da un vincolo”, afferma ricordando che le sue elezioni si svolgono ogni quattro anni e quelle del Consiglio ogni due. Impensabile, per lui, trascinare oltre la paralisi dell’ente che comporta, lo ricordiamo, il blocco delle assunzioni, la sospensione dei trasferimenti statali, l’impossibilità di riconoscere i debiti fuori bilancio, la compromissione degli investimenti del Pnrr. Per la Provincia è difficile persino pagare le utenze delle scuole.
“L’importante è che possiamo andare avanti – afferma oggi Nobiletti -. Io l’ho fatto nell’interesse dei cittadini. Spero che, dopo questa sentenza, Pd e Con ci ripensino e, magari, abbiano un atteggiamento più costruttivo”.

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