Rapine e sequestri, autotrasportatori nel mirino sulle strade di Puglia: smantellato gruppo criminale

Smantellato un sodalizio criminale dedito alle rapine ai danni di autotrasportatori, con sequestro di persona. Il Tribunale di Trani ha adottato u

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Smantellato un sodalizio criminale dedito alle rapine ai danni di autotrasportatori, con sequestro di persona. Il Tribunale di Trani ha adottato una ordinanza applicativa di misure cautelari, nella quale vengono riconosciuti, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, gravi indizi di colpevolezza a carico di 6 indagati.L’ordinanza è stata eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale di Barletta-Andria-Trani, coadiuvati in fase esecutiva dai miliari dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, dal Nucleo Cinofili di Modugno e dal 6° Nucleo Elicotteri Bari. Le operazioni si sono svolte anche nella città di San Severo, per la provincia di Foggia. Il provvedimento scaturisce dall’indagine “Long Vehicle”, coordinata dalla Procura di Trani e condotta nel periodo aprile-giugno 2024 dai carabinieri mediante attività tecniche (intercettazioni telefoniche e ambientali) e classiche, che hanno consentito di lumeggiare l’esistenza di un’associazione per delinquere dedita alle rapine con sequestro di autotrasportatori, anche con uso di armi. Le informazioni raccolte hanno consentito di documentare l’esistenza, al confine dei comuni di Molfetta e Bisceglie, di un covo rivelatosi poi quale autentica base logistica al servizio del gruppo criminale. A segnare una svolta per l’indagine è stato proprio il monitoraggio del sito che ha permesso di identificare i sodali, documentando come la compagine criminale avesse portato a segno diverse rapine in danno di autotrasportatori nelle strade della Provincia di Bari e BAT al fine di appropriarsi del carico trasportato ed immetterlo nel mercato clandestino, servendosi di autovetture rubate con targhe riciclate o ricettate, nonché di armi per portare a compimento il sequestro degli autotrasportatori.Come agiva il commando
Il sistema messo in atto seguiva uno schema preciso e collaudato. Gli indagati affiancavano il veicolo durante la marcia lungo le principali arterie stradali, costringevano l’autista a fermarsi sotto la minaccia delle armi e lo sequestravano. Una volta preso il controllo del mezzo, procedevano a controllarne il carico e ad appropriarsene, per poi liberare il conducente e darsi rapidamente alla fuga. Il piano era organizzato nei minimi dettagli. Uno dei sodali, a bordo di un’auto, aveva il compito di individuare il bersaglio. Una volta scelto, lo segnalava via ricetrasmittente ai complici che lo attendevano su una seconda vettura. Erano loro, infatti, ad avvicinare la vittima designata lungo la strada. Dopo averla costretta a fermarsi sotto la minaccia delle armi, il gruppo tratteneva l’autista finché non riusciva ad appropriarsi del carico. Solo allora lo liberava, dandosi subito dopo alla fuga.Al vertice del sodalizio figura un 48enne bitontino, in qualità di promotore e organizzatore del gruppo. I sodali agivano in perfetta sintonia, con l’affiatamento tipico di chi è abituato a commettere quel genere di reati. La suddivisione dei compiti tra i componenti non era tuttavia rigida: pur rivestendo un ruolo di comando, lo stesso bitontino non disdegnava di prendere parte attivamente alle azioni, arrivando persino a mettersi alla guida dei veicoli impiegati durante le rapine.

 

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