PESCI ALIENI, IL BALESTRA GRIGIO AVVISTATO NEL MARE DEL GARGANO: LA TROPICALIZZAZIONE CAMBIA L’ADRIATICO

Specie simbolo del riscaldamento globale: pescatori e ricercatori raccontano l’arrivo sempre più frequente di questi esemplari davanti alle coste

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Specie simbolo del riscaldamento globale: pescatori e ricercatori raccontano l’arrivo sempre più frequente di questi esemplari davanti alle coste garganiche. Opportunità o rischio per l’ecosistema e la pesca locale.

Pesci alieni anche nel mare del Gargano. Nei giorni scorsi, a nord del Promontorio sono stati avvistati e pescati i pesci balestra. Negli ultimi anni, il Mar Adriatico sta vivendo trasformazioni profonde che non sfuggono né agli scienziati né ai pescatori. Tra i segnali più evidenti di questo cambiamento c’è la comparsa sempre più frequente di una specie che un tempo era considerata rara nelle nostre acque: il pesce balestra grigio, Balistes capriscus.

Chi lo osserva per la prima volta non può non rimanere colpito: corpo ovale e compresso, pelle dura ricoperta di placche, un curioso meccanismo a scatto della pinna dorsale che gli dà il nome. Non è un pesce “tradizionale” dell’Adriatico, ma piuttosto un ospite proveniente da mari più caldi, tipico del Mediterraneo meridionale e dell’Atlantico orientale. Eppure oggi, sempre più spesso, arriva anche da noi.

Gli studiosi spiegano questo fenomeno con il riscaldamento globale: le acque adriatiche, un tempo troppo fredde per ospitarlo stabilmente, sono ora più calde e favorevoli. Per questo il pesce balestra è diventato un simbolo della cosiddetta tropicalizzazione del Mediterraneo, cioè l’avanzata verso nord di specie tipiche di climi più caldi.

Ma se la scienza documenta con dati e misure questa espansione, il racconto dei pescatori garganici aggiunge una prospettiva preziosa. Per loro, infatti, il pesce balestra non è una sorpresa: lo conoscono, lo vedono e sanno persino quando aspettarselo. Molti riferiscono che, soprattutto nel periodo successivo all’estate, quando le acque restano ancora calde, alcuni esemplari compaiono nei pressi dei parchi mitilicoli della costa garganica. È lì che trovano rifugio e cibo abbondante, attirandosi la curiosità – e a volte la preoccupazione – di chi lavora quotidianamente in mare.

“Questa presenza – spiega la ricercatrice del CNR ISPA di Foggia e biologa marina di Mare Vivo Puglia, Lucrezia Cilenti – che un tempo poteva sembrare episodica, oggi appare quasi come un appuntamento stagionale. E non è un fatto senza conseguenze. Dal punto di vista ecologico, il pesce balestra si nutre di molluschi e crostacei: la sua diffusione può dunque influenzare gli equilibri trofici locali e interagire direttamente con le attività di acquacoltura, come l’allevamento dei mitili. Sul piano economico, invece, il discorso è più sfumato: in altri paesi mediterranei la sua carne è apprezzata e commercializzata, ma in Adriatico resta ancora una specie marginale. Potrebbe in futuro diventare una risorsa aggiuntiva per la pesca locale, ma solo se verranno garantite condizioni di sicurezza alimentare, visto che altrove è stata associata a episodi di tossinfezione.

Al di là degli aspetti pratici, il pesce balestra assume un significato simbolico: è una specie sentinella. La sua comparsa ci dice che il mare sta cambiando, che le acque del Gargano e dell’Adriatico non sono più le stesse di qualche decennio fa. È un segnale che la natura ci manda, un indizio che la biodiversità sta rispondendo alle pressioni del clima e alle alterazioni ambientali.

Per questo motivo, la presenza del pesce balestra nell’area garganica merita attenzione. Non va liquidata come una curiosità esotica, né considerata un pericolo imminente. Va piuttosto osservata, monitorata e compresa. È dalla capacità di leggere questi segni che dipenderà la gestione futura del nostro mare: se riusciremo a trasformare una novità ecologica in una risorsa sostenibile, o se la subiremo come un ulteriore squilibrio negli ecosistemi già fragili dell’Adriatico.

In fondo, la storia del pesce balestra ci ricorda che il mare non è mai fermo. Cambia, si trasforma, si adatta. E noi, che dal mare traiamo vita e lavoro, dobbiamo imparare a fare lo stesso: guardare con attenzione, capire i segnali e agire con lungimiranza”.

saverio serlenga

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