Il Mezzogiorno raggiunge un traguardo storico: il tasso di occupazione si attesta al 50,1%, il livello più alto mai registrato. Con 6,5 milioni di

Il Mezzogiorno raggiunge un traguardo storico: il tasso di occupazione si attesta al 50,1%, il livello più alto mai registrato. Con 6,5 milioni di occupati e una crescita di 96.000 unità in un solo anno, il dato sembra testimoniare una robusta ripresa economica. Tuttavia, l’euforia è mitigata da un profondo allarme lanciato dagli esperti, i quali avvertono che il futuro di questa crescita è in serio pericolo a causa di gravi criticità strutturali.Le ombre sul record occupazionale
Durante le Giornate del Mezzogiorno, organizzate a Bari dalla Camera di Commercio, gli esperti hanno evidenziato tre fattori principali che minacciano la sostenibilità del progresso:Si prevede una perdita di 7,9 milioni di abitanti entro il 2050, un calo che mette a rischio il bacino di forza lavoro del futuro.Solo una donna su tre lavora, un dato che relega l’Italia agli ultimi posti in Europa e frena il potenziale di sviluppo del Paese.Dal 2014 al 2023, quasi 370.000 under 35 sono emigrati all’estero. Il fenomeno è ancora più preoccupante se si considera che 146.000 di questi sono laureati, una vera e propria fuga di cervelli che drena il capitale umano più qualificato.I dati presentati da Veronica De Romanis della Luiss Guido Carli e Stanford University tracciano un quadro preoccupante a livello nazionale, con conseguenze più marcate al Sud. L’Italia è tra i fanalini di coda in Europa per la spesa in formazione (7,2% del totale), occupazione femminile e natalità. Questo scenario è aggravato dall’invecchiamento della popolazione lavorativa, con il 40% degli occupati che ha oggi più di 50 anni, il doppio rispetto a vent’anni fa.A complicare la situazione c’è l’alto numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), che rappresentano il 12% tra i 15 e i 24 anni e il 17% tra i 25 e i 34 anni. La bassa percentuale di laureati in Italia (solo il 30,6%) contribuisce a rendere il Paese terzultimo in Europa per questo indicatore.Il divario con il Nord rimane ampio
Nonostante la crescita dell’occupazione e della produttività del lavoro al Sud sia stata superiore a quella del Centro-Nord negli ultimi cinque anni, come sottolineato da Salvatore Rossi, ex direttore di Bankitalia, il divario storico e secolare tra le due aree del Paese rimane ancora molto ampio.Il Mezzogiorno sta indubbiamente mostrando segnali di ripresa e vitalità, ma deve affrontare e superare le sue sfide più profonde — demografiche, sociali e strutturali — per garantire che l’attuale slancio non sia solo un episodio isolato, ma l’inizio di una crescita duratura e inclusiva.


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