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Il valore del grano duro continua a scendere: altri 10 euro in meno a tonnellata, con il prezzo riconosciuto agli agricoltori fermo a 280 euro, oltre venti euro sotto la soglia dello scorso anno. Un ribasso che si verifica a fronte di una produzione ridotta, come confermato dalle analisi Ismea in linea con le stime Coldiretti e Cai – Consorzi Agrari d’Italia formulate all’inizio della mietitura, e in netta contrapposizione rispetto alle previsioni troppo ottimistiche diffuse da alcune realtà industriali.La provincia di Foggia, che da sola copre circa il 20% del raccolto nazionale e rappresenta la principale area cerealicola italiana, è tra le più penalizzate: la siccità ha determinato un calo dei raccolti di almeno un quinto rispetto al potenziale ordinario. A complicare la situazione, i costi di coltivazione in Puglia hanno raggiunto i 1.200 euro per ettaro, mentre le borse merci registrano un andamento in forte ribasso: -6% a luglio rispetto allo stesso periodo del 2024 e -15% rispetto a febbraio 2025, secondo l’elaborazione Coldiretti su dati Ismea riferiti alla piazza di Foggia, punto di riferimento nazionale per le quotazioni dei cereali. Un quadro che mette in difficoltà le 38mila aziende cerealicole pugliesi, proprio in una stagione caratterizzata da produzioni ridotte ma di ottima qualità.A incidere pesantemente è la pressione delle importazioni, cresciute del 28% nei primi quattro mesi del 2025, secondo Coldiretti su dati Istat. Le forniture di grano dal Canada sono addirittura raddoppiate nello stesso periodo rispetto all’anno precedente: quasi 800mila tonnellate, oltre il doppio (+104%) del 2024, secondo i dati della Commissione Ue. Un flusso massiccio che, come già accaduto in passato con altri Paesi come Turchia e Russia, si concentra proprio nel momento della raccolta italiana, deprimendo ulteriormente i prezzi.Nonostante il calo produttivo, le quotazioni non risalgono: solo nell’ultima settimana di giugno il grano duro ha perso un ulteriore 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A ciò si aggiungono criticità di carattere sanitario: parte del grano importato, soprattutto quello canadese, viene trattato in fase di pre-raccolta con glifosato, pratica da tempo proibita in Italia e in Europa.Una situazione che minaccia la stabilità economica e sociale delle campagne pugliesi e la continuità del “Granaio d’Italia”, mentre cresce la richiesta degli agricoltori di regole più giuste e di strumenti di tutela a difesa della cerealicoltura nazionale e delle produzioni di qualità italiane.
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