Una madre è morta nella notte, tra le braccia della figlia, lungo la strada nei pressi di Baia delle Zagare, tra Mattinata e Vieste. Non per un in

Una madre è morta nella notte, tra le braccia della figlia, lungo la strada nei pressi di Baia delle Zagare, tra Mattinata e Vieste. Non per un incidente, non in guerra, ma per quello che la famiglia definisce un fallimento della sanità pubblica: mancanza di ambulanze, assenza di un medico, nessun trasferimento.“Abbiamo chiamato il 118, ma non c’erano ambulanze”
A raccontare la vicenda è il figlio Pasquale Ciuffreda, che con una lunga e drammatica testimonianza denuncia quanto accaduto. “Mia madre (Antonia Notarangelo, 76 anni, ndr) stava male – spiega –. Ho chiamato il 118. Mi hanno detto che tutte le ambulanze di Vieste erano occupate. Dovevamo aspettare quella di Peschici. Poco dopo, proprio da Peschici ci hanno chiamato: ‘Portatela voi al pronto soccorso di Vieste’”.Nel panico, la figlia carica la madre in auto e la accompagna a Vieste. Lì inizia una prima valutazione. “Ma attenzione – denuncia Pasquale –: non c’era un medico. Nessuno le ha fatto una visita vera. Ci hanno detto solo: ‘Tornate domani con calma se peggiora’”.L’agonia e la corsa disperata
Dopo un’ora, la situazione precipita. “Ho chiamato mia sorella – racconta Pasquale – e mi ha detto che erano ancora a Vieste. Nessun trasferimento, nessuna ambulanza. Così è ripartita da sola per portarla a San Giovanni Rotondo. Poco dopo mi ha richiamato, piangendo: mamma non respirava più”.
La morte è arrivata in auto, lungo la statale del Gargano. La donna si spegne sull’asfalto, mentre la figlia disperata cerca aiuto. Un automobilista di passaggio ferma la corsa, chiama di nuovo il 118. Questa volta arrivano due ambulanze, da Manfredonia e Mattinata. Ma è troppo tardi. Dopo due ore di tentativi di rianimazione, la donna muore.“Chi è responsabile di questa tragedia?”
Il figlio accusa apertamente il sistema sanitario: “Non si può morire perché non ci sono ambulanze. Non si può morire perché al pronto soccorso non c’è un medico. Non si può morire perché qualcuno ha deciso che ‘non era grave’ senza nemmeno visitarla. Chi è responsabile di tutto questo? Dove sono i dirigenti sanitari? Chi doveva garantire il servizio di emergenza?”.Una battaglia per tutti
Il dolore della famiglia diventa un atto d’accusa e un appello: “Questa non è una storia come le altre. È una denuncia. E deve diventare una battaglia, per mia madre e per tutte le persone che vivono nei territori dimenticati. Perché nessuno, mai più, deve morire in mezzo a una strada”.Azioni giudiziarie in arrivo
Il caso è seguito dall’avvocato Pasquale Chionchio a cui la famiglia della donna si è rivolta. “Nelle prossime 48 ore – annuncia – presenteremo denuncia in sede penale e civile. Chiediamo di accertare eventuali responsabilità”.


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