EREMI TRA LE ROCCE UN VIAGGIO GARGANICO

Attorno a noi, raffiche di vento che diventano fischi tra le rocce. Poi, un battito d’ali che ci fa sobbalzare. E dopo ancora tanto silenzio, quel

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Attorno a noi, raffiche di vento che diventano fischi tra le rocce. Poi, un battito d’ali che ci fa sobbalzare. E dopo ancora tanto silenzio, quel significativo silenzio che il trombettista jazz Miles Davis definiva come la vera musica. Ed è vero.

Camminiamo, ci inerpichiamo tra sentieri sassosi e sassi che sembrano pareti: sembra quasi di ascoltare il nulla e il tutto, mentre percorriamo la rupe di un luogo della Puglia unico, gli eremi di Santa Maria di Pulsano. Siamo in pieno Gargano, a pochi chilometri da Monte S. Angelo e seguire le orme degli antichi monaci eremiti di Puglia è un incanto paesaggistico, una meraviglia dell’anima e della vista.

Non tutti conoscono questi eremi fatti di grotte, arroccati fuori dalla città, un patri­monio di storia e di natura che emerge dalla strada sotto un cielo azzurro ma carico di nuvole bianchisse, che sembrano disegnate e riescono immediatamente ad aggiungere emozione ai nostri occhi Sassi quanti sassi su questa strada che fa parte di un percorso faticoso ma inebriante, fatto di mille anfratti, di particolari che ci parlano della vita pre­cedente di questa meraviglia naturale, ossia le grotte in cui si nascondevano i frati eremiti o dell’abazia in cima alla rupe. Il luogo è magico e pieno di significati, anche perché questa abazia fu costruita sulle rovine di un tempio pagano e la sensazione è proprio di pace, unità, bellezza.

Qui ha operato un ordine monastico scom­parso, qui vivevano al gelo gli eremiti, qui chissà cos’altro accadde. Sembra impossibile poter raccontare tutto quello che nei secoli si è avvicendato in questa valle apparentemen­te placida e appartata, luogo del cuore Fai, meta di tanti camminatori che presto al mat­tino o la sera si fanno guidare dalle guide Cai o da altre associazioni (è consigliabile le visite guidate, infotei 3406726811).

Il percorso sem­bra proseguire idealmente quello verso la grotta di San Michele a Monte S. Angelo, meta di pellegrini, turisti e visitatori da ogni parte del mondo. Lì si scende, qui agli eremi si sale ma è sempre arte creata dalla natura e arte creata dalla fede. Nel giro ascendente verso gli eremi, l’esperienza è la scoperta: le grotte sono davvero nascoste e il sentiero da «sca­lare» è a tratti impervio, ma ne vale la pena. Si pensa all’isolamento degli eremiti e nelle grotte è bello cercare tracce di questo passato: ci sono nomi di santi (c’è persino San Nicola), alcuni segnali e qualche antichissimo affre­sco.

Ma soprattutto il silenzio, il vento che scava la pietra e il cielo, l’aria, il verde che si vede in fondo, sono i compagni di avventura del viaggio slow nell’eremitaggio del passa­to.

Pensate, è un luogo solitario ma gli eremiti che abitavano queste celle erano in comu­nicazione tra di loro, praticamente questi monaci vivevano soli ma in comunità, dato che esercitavano il culto e persino lavori col­lettivi (prova è ad esempio il fatto che una delle grotte fosse stata adibita a mulino). Viaggiamo in una antichissima città della solitudine in cui però si coltivava già il seme sociale del vivere comune. Non è un me­raviglioso contrasto? Inoltre, la scarpinata tra gli eremi fa scoprire come le grotte singole fossero ben collegate tra loro, con una rete di sentieri e scalinate, nella quale appare per­sino una «rete idrica». Gli eremiti facevano parte di una comunità nata in Egitto e pare che si fossero spostati in Puglia e che non l’abbiano lasciata fino all’era moderna. Poco si sa, ma tutta la storia è anche piena di leggende, come quella che S. Francesco d’As­sisi che avrebbe soggiornato qui nel 1216, mentre S. Celestino V forse vi arrivò nel 1295, prima di fuggire a Vieste.

Basta però godersi l’ascesa, lo scenario e le suggestioni… magari evitando di guardare lo scempio creato da chi ha deturpato per sem­pre queste caverne, scrivendo nomi e colo­rando la pietra antica. Per non parlare dei tentativi di scrostare e portare via affreschi: in che mondo viviamo?

gazzettamezzogiorno

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