Carceri, la Puglia è la regione più sovraffollata

La Puglia si conferma la regione con il più alto tasso di sovraffollamento carcerario in Italia, con una percentuale che sfiora il 170%. A denunci

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La Puglia si conferma la regione con il più alto tasso di sovraffollamento carcerario in Italia, con una percentuale che sfiora il 170%. A denunciarlo è il SAPPE, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che ha deciso di presentare un esposto alla Corte dei Conti della Puglia contro i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), accusati di una gestione inadeguata e disomogenea della popolazione detenuta.

Secondo i dati aggiornati al 31 maggio, nelle strutture penitenziarie pugliesi si trovano 4.388 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 2.650 posti effettivi, al netto delle sezioni chiuse per ristrutturazione. Per il SAPPE, si tratta di una condizione che viola il diritto alla dignità e alla rieducazione sancito dall’art. 27 della Costituzione, oltre che le disposizioni della CEDU, in particolare la cosiddetta sentenza Torreggiani, che ha condannato l’Italia per la violazione dello “spazio vitale” minimo di tre metri quadrati per ogni detenuto.

“Le condizioni in cui versano molte carceri pugliesi sono drammatiche e costringono non solo i detenuti a vivere in modo disumano, ma anche il personale di Polizia Penitenziaria a operare in carenza cronica di organico, senza poter usufruire di riposi e ferie previsti dalla legge”, denuncia Federico Pilagatti, segretario nazionale del SAPPE

Il sindacarp evidenzia come la situazione in Puglia sia profondamente squilibrata rispetto ad altre regioni. Ad esempio, la Sardegna ospita 2.298 detenuti per 2.614 posti disponibili, una situazione ampiamente sotto controllo. Secondo il SAPPE, il DAP continuerebbe a calcolare lo “spazio vitale” includendo nel conteggio anche il letto, contrariamente a quanto previsto dalla normativa.

Il problema, oltre che giuridico e sociale, è anche economico: lo Stato italiano continua a versare centinaia di migliaia di euro in risarcimenti per violazioni dei diritti dei detenuti. «Una cattiva gestione che pesa sulle casse pubbliche e che potrebbe essere evitata con una distribuzione più equa della popolazione carceraria», si legge nella nota.

A rendere ancora più complessa la situazione, spiega il SAPPE, è la carenza di educatori e personale sanitario. Nel carcere di Foggia, ad esempio, con oltre 660 detenuti (220% di affollamento), prestano servizio appena tre educatori e un organico di poliziotti previsto per non più di 350 reclusi. Condizioni simili vengono registrate anche negli istituti penitenziari di Taranto, Lecce, Bari, Trani, Brindisi, Lucera, Turi e San Severo. In tutta la regione mancano almeno 700 agenti, stando alle stime del sindacato.

Il SAPPE chiede da tempo una riforma strutturale del sistema penitenziario, proponendo misure come:

il trasferimento dei detenuti stranieri nei Paesi d’origine, tramite accordi bilaterali;
l’invio dei tossicodipendenti in comunità terapeutiche;
il ricovero dei detenuti con disturbi psichiatrici in strutture idonee e la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari;
un maggiore contrasto al traffico di droga e telefoni tramite droni;
la lotta alla violenza e al fumo passivo nelle carceri.
Secondo il sindacato, solo attraverso un piano nazionale di sfoltimento e la creazione di nuovi posti detentivi sarà possibile restituire dignità sia ai detenuti sia agli operatori del settore. Il SAPPE definisce “umiliante” per la politica intervenire solo dopo le sentenze della magistratura e lancia un appello: “Non possiamo più tollerare che nulla si muova finché non arriva una condanna. Servono interventi ora, per garantire sicurezza, rieducazione e rispetto dei diritti umani”, conclude Pilagatti.

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