Puglia, In aumento le morti per autoerotismo

Un fenomeno spesso avvolto dal silenzio e dall’imbarazzo, ma che continua a registrare numeri in crescita: sono sempre più frequenti i casi di dec

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Un fenomeno spesso avvolto dal silenzio e dall’imbarazzo, ma che continua a registrare numeri in crescita: sono sempre più frequenti i casi di decesso legati a pratiche autoerotiche estreme. Anche in Puglia, negli ultimi anni, si contano episodi che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria per ricostruire dinamiche spesso complesse, che si consumano nella solitudine e nel riserbo.

Si parla di asfissia autoerotica, una pratica che prevede il parziale soffocamento per incrementare l’eccitazione sessuale. Secondo gli studi internazionali, la fascia d’età più colpita è quella tra i 30 e i 55 anni, ma non mancano casi anche tra i più giovani. La morte sopraggiunge in modo accidentale, quando i meccanismi di rilascio della pressione falliscono e il soggetto non riesce più a liberarsi.

Negli ultimi mesi alcuni decessi registrati in abitazioni private pugliesi – seppure con numeri contenuti – hanno acceso i riflettori sulla necessità di maggiore informazione. Spesso le vittime vengono ritrovate dai familiari o dai vicini di casa, in circostanze che generano dolore, sgomento e un senso di colpa che grava sulle persone più care.

Le autorità sanitarie e le associazioni che si occupano di salute sessuale sottolineano che il fenomeno rimane largamente sottostimato. In molti casi, infatti, i decessi vengono archiviati come suicidi o morti accidentali generiche, senza che vengano analizzati nel dettaglio gli elementi di contesto che riconducono alla finalità autoerotica.

Secondo le stime più citate a livello europeo, ogni anno si registrerebbero fino a un migliaio di decessi di questo tipo, con una quota significativa nel Sud Italia.

Nonostante l’estrema delicatezza dell’argomento, gli esperti raccomandano di affrontare la questione con un approccio di prevenzione e consapevolezza, privo di stigmatizzazione, per ridurre i rischi connessi a pratiche potenzialmente letali.

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