Relazione Dia: mappa della mafia nel Foggiano. Alleanze, traffici e proiezioni fuori regione

Divulgata dalla Dia, Direzione investigativa antimafia, la relazione semestrale sulla criminalità organizzata italiana. Periodo analizzato i primi

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🔴 RELAZIONE DIA: MAPPA DELLA MAFIA NEL FOGGIANO Dalla “società foggiana”  alla mafia garganica, dai sanseveresi ai gruppi di Cerignola e Lucera: ecco  le nuove dinamiche criminali secondo l'antimafia. Collegamenti con  'ndrangheta,

Divulgata dalla Dia, Direzione investigativa antimafia, la relazione semestrale sulla criminalità organizzata italiana. Periodo analizzato i primi sei mesi del 2024. Lungo focus sulla Puglia e, inevitabilmente, sul Foggiano.

“Nella città di Foggia opera la società foggiana – si legge -, composta storicamente dalle tre batterie: i Sinesi-Francavilla, i Trisciuoglio-Tolonese e i Moretti-Pellegrino-Lanza. La batteria dei Sinesi è attiva prevalentemente nel capoluogo, nel settore delle estorsioni e nel traffico di sostanze stupefacenti, ma anche in quelli dell’usura e del riciclaggio, nonché negli ambiti del gioco illegale e in quello dei servizi abusivi di vigilanza e guardiania. Tradizionalmente rivale delle altre due batterie contro le quali è ripetutamente entrata in scontro armato dando vita a diverse guerre di mafia, opera anche in provincia attraverso proprie cellule lì stanziate ovvero grazie a stabili alleanze con gruppi criminali locali e vanta contatti anche con organizzazioni extraregionali (siciliane e calabresi). È alleata con il potente clan Li Bergolis (mafia garganica) e opera congiuntamente con la mafia sanseverese nel settore del traffico di armi e di stupefacenti. Presenta, inoltre, una proiezione extraregionale in Emilia Romagna“.

“La batteria Trisciuoglio-Tolonese opera prevalentemente nel capoluogo ed è attiva soprattutto nei settori del traffico di stupefacenti, delle estorsioni e del riciclaggio di denaro in attività commerciali (commercio di autovetture, edilizia e onoranze funebri). La batteria Moretti – stando sempre al dossier Dia – è quella maggiormente articolata sotto il profilo territoriale, grazie ad alleanze che ne hanno rafforzato la presenza in provincia e nei territori limitrofi, proiettandosi anche fuori Regione (Abruzzo e Molise). La forte influenza mafiosa su tutto il territorio provinciale è garantita dall’appoggio della mafia sanseverese (clan Testa-La Piccirella); dai collegamenti con consorterie mafiose dell’area garganica, operanti sia nella parte costiera (che comprende i comuni di Manfredonia, Macchia di Monte Sant’Angelo e Mattinata) che sulle aree interne del promontorio (San Marco in Lamis e Monte Sant’Angelo); dai legami con la criminalità organizzata mafiosa di Vieste (clan Raduano) e con il gruppo Gaeta di Orta Nova, quest’ultimo sotto costante attenzione info-investigativa. Tradizionalmente, la consorteria in argomento opera nel settore delle estorsioni, dell’usura, del traffico di stupefacenti e delle rapine”.

I garganici
La mafia garganica comprende i montanari, il clan Lombardi-Romito-Ricucci, il clan Perna-Iannoli e il clan Raduano. I montanari, con il clan dominante dei Li Bergolis-Miucci, il clan Lombardi (intesi Lombardone), il clan Frattaruolo e il clan Prencipe operano nel territorio di diversi comuni del promontorio garganico. Il clan Lombardi, di Monte Sant’Angelo, denota proiezioni in Manfredonia dove è rappresentato da alcuni suoi componenti di spicco (i fratelli Matteo e Antonio, ndr) uno dei quali, specificamente, vanta anche qualificate e solide saldature nel resto del Gargano e in particolare nell’area di San Nicandro Garganico (ove è presente il gruppo Tarantino). I Frattaruolo sono capeggiati da una figura di rango della mafia garganica (Libero Frattaruolo detto “Ruscett”, ndr) che ha rappresentato, in passato, l’anello di congiunzione tra la criminalità organizzata di Manfredonia e quella di Vieste. Il clan Prencipe, di San Giovanni Rotondo è composto da elementi di diverse estrazioni ed è considerato referente del clan Li Bergolis. È attivo nello spaccio di stupefacenti, nelle estorsioni e nell’imposizione della guardiania abusiva”.

Montanari vicini a ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra
“I montanari – continua la Dia – hanno sviluppato alleanze con il clan Perna-Iannoli di Vieste, la batteria Sinesi-Francavilla di Foggia, il clan Strisciuglio di Bari e, in chiave extra-regionale, con la cosca di ‘ndrangheta Pesce-Bellocco di Rosarno, il clan di camorra dei Mazzarella e le famiglie Spatola e Inzerillo di cosa nostra siciliana. Grazie alle sue ramificazioni, il clan dei montanari opera ed esercita la propria influenza mafiosa nell’intero promontorio del Gargano (finanche nelle zone di influenza del contrapposto clan Lombardi-Romito-Ricucci), dove è dedito principalmente al traffico di stupefacenti, alle estorsioni, ai reati predatori nonché all’accaparramento di terreni ad uso pascolivo. Rientra nel clan dei Montanari anche la frangia dei Pacilli, sotto costante attenzione info-investigativa, originaria di Monte Sant’Angelo e strettamente legata al clan Li Bergolis.

Affari sull’asse Manfredonia-Foggia-Vieste
Il clan Lombardi-Romito-Ricucci di Manfredonia è attivo anche nella città di Vieste per effetto del supporto funzionale fornito al clan Raduano ivi operante. Il clan ha interagito fuori regione con alcune cosche della ‘ndrangheta aventi interessi espansionistici fuori dal territorio d’origine. Nel resto del promontorio il sodalizio, in particolare tra San Marco in Lamis e Apricena, esercita la propria influenza grazie a fiancheggiatori e figure di sintesi originate dall’alleanza con la batteria foggiana Moretti con la quale ha realizzato una delle più capillari ed efficaci saldature criminali. Il clan è dedito al traffico di stupefacenti, alle estorsioni, al riciclaggio e al reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività commerciali legate a settori economici come quello ittico e quello delle attività ricreative e balneari, alle rapine ai portavalori e agli assalti ai caveau, ambiti questi ultimi che lo hanno portato più volte ad interagire con la criminalità cerignolana (a sua volta collegata a formazioni ‘ndranghetiste). Il clan Raduano e il clan Perna-Iannoli sono anch’essi attivi a Vieste, il primo anche con interessi nella zona di Mattinata”.

Il resto del Gargano
“Altra consorteria di qualificato spessore criminale dell’area montuosa è quella riconducibile al gruppo, a forte connotazione familistica, dei Tarantino di San Nicandro Garganico, attivo prevalentemente nel settore degli stupefacenti anche nei comuni di Cagnano Varano e ad Apricena, qui alleata con i Cursio. La sua influenza deriva anche dal sostegno dei montanari di Monte Sant’Angelo e dalla capacità di interagire con formazioni di altre matrici mafiose nazionali come la ‘ndrangheta. Il gruppo è significativamente operativo anche in Molise ed Abruzzo. Inoltre, attesa la sua origine agro-pastorale, è attivo nel pascolo abusivo mediante invasione di terreni nonché nei settori dell’allevamento e dell’agroalimentare ove mira anche ad ottenere fondi pubblici tramite società allo stesso riconducibili. In tale contesto si segnala che 9 società e ditte individuali, operanti nel settore dell’allevamento di bovini, riconducibili a tale gruppo criminale, sono state interessate da provvedimenti interdittivi.

Altre due formazioni criminali meritevoli di sicura attenzione info-investigativa sono originarie di San Marco in Lamis e di Rignano Garganico, ovvero il gruppo dei Martino e quello dei Di Claudio-Mancini. Pur non emergendo nuovi e concreti elementi informativi a supporto dell’appartenenza e/o della contiguità degli stessi alla criminalità organizzata di tipo mafioso della provincia, rispetto alle vicende risalenti ai primi anni 2000 documentate dall’operazione ‘Free Valley’, i due gruppi continuerebbero ad essere associati a contesti criminali locali e al pericolo di condizionamento del tessuto socio-economico del territorio. Inoltre, il gruppo Di Claudio-Mancini ha confermato interessi nel settore zootecnico come dimostrato dall’interdittiva antimafia emessa nei confronti di una ditta individuale riconducibile allo stesso”.

Da San Severo al Basso Tavoliere
Sotto analisi anche San Severo e l’area del Cerignolano. “La mafia sanseverese – riporta il dossier della Dia – si compone dei due clan contrapposti Nardino e Testa-La Piccirella. Il clan Testa-La Piccirella, ancorché originario di San Severo, risulta attivo anche nell’area di Torremaggiore, Lesina e Poggio Imperiale. Il clan opera nei settori del traffico di armi e dello spaccio di stupefacenti, ma anche in quelli delle estorsioni e delle rapine. Manterrebbe contatti con la criminalità calabrese e campana e mostra una crescente proiezione verso l’Abruzzo e il Molise. La conferma arriva da un’interdittiva antimafia emessa nei confronti di una ditta individuale operante nel settore della ristorazione, con sede in Molise.

Il clan Nardino è strutturato sul modello camorristico ed il capo (Franco Nardino detto “Kojak”, ndr) è attualmente detenuto. Gli interessi illeciti si concentrano fondamentalmente nel traffico di stupefacenti, in cui il sodalizio mafioso ha un ruolo centrale nell’area di San Severo. Le proiezioni degli interessi criminali fuori regione del clan sono testimoniate da un’interdittiva antimafia emessa nei confronti di un’impresa individuale attiva nel commercio di autoveicoli, con sede in Molise, riconducibile allo stesso. Altra consorteria inserita stabilmente nella realtà criminale di San Severo è quella dei Russi, dedita al traffico di stupefacenti su scala nazionale e internazionale, usura, estorsioni, furti e ricettazione di autoveicoli. Ha la sua roccaforte nel popoloso quartiere Luisa Fantasia”.

Infine, Basso Tavoliere e Lucera: “Nel comune di Cerignola opera una formazione mafiosa denominata clan Piarulli, a cui si affianca il sodalizio dei Ditommaso. Altre consorterie locali di qualificato spessore criminale e, come tali, sotto costante attenzione info-investigativa sono quelle dei Gaeta ad Orta Nova, quello dei Masciavè a Stornara, i Papa-Ricci e i Barbetti a Lucera, i Cursio ad Apricena, i Di Summa-Ferrelli a Torremaggiore e Poggio Imperiale”.

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