STRADA provinciale 141, detta delle Saline. In sostanza la litoranea che segue il golfo di Manfredonia e prosegue oltre la BAT. Percorrendola, a p

STRADA provinciale 141, detta delle Saline. In sostanza la litoranea che segue il golfo di Manfredonia e prosegue oltre la BAT. Percorrendola, a pochi chilometri da Manfredonia, si incontra, sulla destra, la robusta cancellata sulla cui sommità campeggia la scritta “OASI LAGO SALSO”: un grandioso comprensorio naturalistico di oltre mille ettari, parte laguna e parte terra emersa, epicentro di una vasta area umida di straordinario pregio, comprendente la palude di 267 ettari “Frattarolo” e i 50 ettari della “Laguna del re”.
UNA VASTA area umida ultima propaggine di quella laguna costiera legata all’antica città di Arpi che forma l’ecosistema delle Paludi sipontine. La zona umida di grande valore ambientale del Golfo di Manfredonia, riconosciuta patrimonio naturale della Puglia, dell’Italia e del Mediterraneo. Habitat privilegiato di animali di interesse comunitario, luogo eletto di numerose specie di volatili stanziali e migratori. Spettacolari i nidi delle cicogne bianche. Un patrimonio naturale affidato all’Ente Parco del Gargano.
UN MONDO incantato, fuori dal mondo. Off-limits. Quella cancellata è infatti bloccata da oltre cinque anni, l’accesso a quel mondo fatato negato. I motivi? Il perdurante stallo gestionale. La reiterata incapacità di attivare una gestione oculata e razionale di quel comprensorio che in altri tempi ha vissuto floride attività che hanno richiesto una consistente occupazione.
«L’OASI lago salso si trova in uno stato di coma profondo; vanificati altresì i risultati faticosamente raggiunti con l’attivazione di particolari progetti di risanamento e ripopolamento» sentenziano il WWF e il Centro sudi naturalistici Pro Natura. A parte, ma non in subordine, il grave danno ad una risorsa di straordinaria importanza, all’immagine turistica di quell’Oasi meta, in passato, di una considerevole affluenza di amanti della natura, di appassionati di birdwatching e visite didattiche.
IL PUNTO di rottura di una storia andata avanti con tante difficoltà, è stato determinato della liquidazione della società di gestione del comprensorio, la Società Oasi Lago Salso SpA. Avviata nel 2019 è tuttora attiva. «Ma solo – denunciano WWF e Centro naturalistici – per pagare i referenti liquidatori della società, nulla è stato fatto per impedire il deterioramento delle infrastrutture e la compromissione degli habitat naturali, entrambi parte del demanio del Comune di Manfredonia, il monitoraggio ambientale è stato pressoché annullato, cancellati i programmi promozionali. Oltretutto la mancanza di una gestione ordinaria ha impedito l’accesso ai fondi nazionali ed europei destinati alla tutela delle aree protette aggravando ulteriormente la situazione». Di qui l’abbandono di quel prezioso angolo naturale. Divenuto rifugio di branchi di cinghiali. Unico segno di vita, il ristorante con un piccolo albergo gestito da Paolo.
AL MOMENTO l’unica proposta di gestione avanzata anche dall’Ente Parco del Gargano, è quella che di affidarla allo Stato per farne una riserva statale sotto l’egida del Parco del Gargano. Una soluzione che non trova sostenitori. A tal proposito si richiama l’esperienza negativa della contigua Palude Frattarolo nominalmente “Riserva naturale di popolamento animale dello Stato”, ma di fatto prosciugata e ridotta a campagna abbandonata.
Per contro si evidenzia la valorizzazione in ecosistema funzionale dell’oasi “Laguna del re” attigua al Lago salso. Un progetto di ripristino ecologico finanziato da Life Natura, segnalato dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea come “esempio virtuoso di gestione integrata degli ecosistemi» e selezionata tra le buone pratiche a livello continentale.
GESTITA dal Centro Studi Naturalistici ONLUS – Pro Natura, la “Laguna del re” è diventata un’oasi naturalistica, un laboratorio a cielo aperto per la ricerca scientifica, meta preferita di ecoturismo. Habitat strategico per numerose specie di uccelli acquatici e migratori. Gratificante trait-d’union tra uomo e natura, attrattiva turistica di grande richiamo. Insomma una realtà appagante per lo sguardo e per la mente. Il positivo esempio di quello che potrebbe essere. Che poi significherebbe tornare ad essere la realtà che è stata un tempo (presidenza Fusilli), cioè luogo di richiamo naturalistico. Perché non risalire la china e restituire a quella riserva primordiale le finalità per le quali è vocata? Non mancano, come visto, le prerogative in misura straordinaria, né i riferimenti cui attingere i finanziamenti necessari, mancano, come il collasso cui è stato relegato attesta, le capacità organizzative e gestionali del composito comprensorio.
II WWF e il Centro studi naturalistici Pro Natura hanno lanciato un appello, che qui si ripropone, indirizzato principalmente alle istituzioni competenti, agli enti pubblici preposti, associazioni e cittadini, perché si attuino le più opportune iniziative per restituire all’Oasi lago salso e in generale all’ecosistema delle paludi sipontine il ruolo di eccellenza ambientale che spetta loro, prima che il degrado le annulli del tutto.
Michele Apollonio


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