Vino pugliese in affanno: Coldiretti chiede regole chiare

Meno vino nei calici (-1,3%) e nuove pressioni sull’export, con i dazi USA pronti a scattare: è la doppia emergenza che scuote il comparto vitivin

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Meno vino nei calici (-1,3%) e nuove pressioni sull’export, con i dazi USA pronti a scattare: è la doppia emergenza che scuote il comparto vitivinicolo in Puglia. A denunciarlo è Coldiretti, che al Vinitaly 2025 ha riunito produttori e istituzioni per chiedere misure urgenti contro le speculazioni e in favore della trasparenza nella filiera.

L’associazione rilancia l’appello per una stretta sui vigneti abusivi e per un catasto vitivinicolo completo, in grado di fotografare realmente il settore e pianificare strategie produttive sostenibili, puntando su qualità e identità territoriale. “Non possiamo permettere che l’anello più debole – le cantine serie – paghi i costi di dazi e rincari”, ha dichiarato il presidente Alfonso Cavallo.

Preoccupano anche le prime reazioni degli importatori statunitensi, che chiedono ribassi sui prezzi per restare competitivi nonostante il balzello fiscale. Coldiretti stima un impatto economico potenziale di 390 milioni di euro, con la concreta minaccia di perdere quote di mercato a vantaggio di paesi terzi.

Intanto, il direttore regionale Pietro Piccioni mette in guardia dal rischio di demonizzare il vino, parte essenziale della Dieta mediterranea: “Serve equilibrio, non campagne punitive”. La Puglia, con oltre 20mila aziende agricole, attende ora risposte concrete per tutelare una delle sue eccellenze più riconosciute nel mondo.

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