Uccisione del consulente a Manfredonia, la difesa: “Omicidio passionale

Si è tenuta ieri mattina in corte d’assise a Foggia (presidente Civita, giudice a latere Ronzino) una nuova udienza del processo a carico del 53enne d

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Si è tenuta ieri mattina in corte d’assise a Foggia (presidente Civita, giudice a latere Ronzino) una nuova udienza del processo a carico del 53enne di Manfredonia Biagio Cipparano (presente in videoconferenza dal carcere di Foggia), reo confesso dell’omicidio passionale del consulente del lavoro 54enne Vincenzo Paglione, avvenuto nello studio professionale di quest’ultimo il 5 febbraio 2020. È in gioco non la colpevolezza di Cipparano, che confessò dopo pochi minuti di avere accoltellato Paglione perché quest’ultimo aveva una relazione con la sua ex moglie, quanto l’esistenza della premeditazione, che comporta la pena dell’ergastolo (motivo per cui, in base alla nuova legge, non si è celebrato il giudizio abbreviato). La prima testimonianza ad essere raccolta è stata quella di un poliziotto del commissariato di Manfredonia, che era amico sia della vittima che dell’assassino. Rispondendo alle domande del pm Marina Gravina, il poliziotto ha raccontato come Cipparano fosse andato fuori di testa alla notizia che Paglione e la moglie (all’epoca erano ancora in fase di separazione) avevano una relazione. Parlando con il suo amico, l’imputato prima lanciava minacce deliranti (“se è davvero così, è finita per tutti”), ma poi tornava sempre in se quando il poliziotto lo faceva ragionare, tant’è che queste frasi non erano mai state prese sul serio e non vi era mai stata alcuna segnalazione all’autorità giudiziaria.

Poi durante un serratissimo controesame dell’avvocato Michele Sodrio, difensore di Cipparano, l’ufficiale di PS ha ammesso che cinque giorni giorni prima dell’omicidio l’imputato gli aveva preannunciato per telefono che stava andando a suicidarsi per la disperazione, tanto che il poliziotto stesso aveva messo in allarme un amico in comune e la stessa moglie di Cipparano. È emerso anche che Vincenzo Paglione, la vittima, aveva manifestato allo stesso amico-poliziotto che stava valutando se fare denuncia contro Cipparano, perchè lo infastidiva dopo avere saputo della relazione con la ex moglie. Sempre nel fuoco di fila delle domande incrociate tra pm e difensore, il poliziotto ha però ammesso che Paglione non gli parlò mai di minacce di morte da parte di Cipparano e comunque non presentò mai alcuna denuncia (nonostante fosse stato più volte invitato a farlo). Sull’esito dell’udienza abbiamo sentito proprio il difensore dell’imputato: “Sono abbastanza soddisfatto perché ciò che mi interessa provare è che non esiste alcuna premeditazione. Si è trattato di un omicidio passionale e dettato da un tragico impulso, da parte di un uomo disperato. Credo che la testimonianza di oggi sia molto importante, perchè se lo stesso ragionier Paglione non aveva mai parlato di minacce di morte, vuol dire semplicemente che queste non vi sono mai state”. Prossima udienza il 3 giugno, quando sarà ascoltata la ex moglie dell’imputato ed altri suoi familiari. Si prevede quindi un altro passaggio fondamentale per l’esito del processo.

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