Puglia, sempre giù i contagi: positivo il 3% dei campioni, 69 nuovi casi. Ma salgono i morti (307).

Ormai i numeri lasciano spazi a pochi dubbi: il coronavirus è ben isolato nella nostra regione ma non si può ancora cantare vittoria. Anche il bollett

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Ormai i numeri lasciano spazi a pochi dubbi: il coronavirus è ben isolato nella nostra regione ma non si può ancora cantare vittoria. Anche il bollettino di oggi conferma il trend in calo sia pure confermando i dati di ieri (cinque in meno) e in linea con l’andamento di questi ultimi giorni con la percentuale dei positivi si attesta intorno al 3% (era il 6-7 la scorsa settimana). Oggi infatti sono stati registrati 69 casi su un campione di 2.120 test. Tuttavia a fare crescere progressivamente il numero dei contagi sono i c.d. cluster nella Rsa che frenano l’inizio della discesa.

I nuovi casi di oggi sono così suddivisi: 21 nella Provincia di Bari; 3 nella Provincia Bat; 11 nella Provincia di Brindisi; 27 nella Provincia di Foggia; 7 nella Provincia di Lecce;0 nella Provincia di Taranto.

Il progressivo dei casi confermati tocca così quota 3.327 così divisi (dall’inizio dell’emergenza sono stati effettuati 38.278 test) e nelle province sono così suddivisi: 1.050 a Bari; 333 nella Bat; 439 a Brindisi; 807 a Foggia; 434 a Lecce; 235 a Taranto; 25 attribuiti a residenti fuori regione; per 4 è in corso l’attribuzione della relativa provincia.

Non preoccupa il dato dei ricoveri ormai in costante riduzione e attestati su una percentuale che sfiora il 20% con un numero di ospedalizzati pari a 652 unità. Altre 1368 sono in isolamento fiduciario mentre aumenta ancora il numero dei guariti con 364 casi.

I DECESSI: LE FASCE DI ETA’

Ma se il trend dei contagi è in calo non lo è purtroppo quello dei decessi. Oggi si registrano altri 8 morti (3 in provincia di Bari, 2 in provincia di Brindisi, 2 in provincia BAT, 1 in provincia di Lecce). E il numero delle vittime supera quota 300, per l’esattezza 307. Purtroppo questo dato è indubbiamente condizionato soprattutto dai focolai sviluppati nella Rsa diventate una vera e propria bomba a orologeria per la fragilità dei pazienti – soprattutto molto anziani – ricoverati in queste strutture sanitarie.

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