L'ARCIVESCOVO CASTORO: OCCORRE UNA NUOVA PASTORALE MISSIONARIA

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ALBO DELLE PERSONE IDONEE ALL’UFFICIO DI SCRUTATORE ELETTORALE, DOMANDE ENTRO IL 30 NOVEMBRE
La cabina di regia è fissata per martedì, il consiglio dei ministri invece per il prossimo giovedì, ma probabilmente si attenderà davvero l’ultimo minuto – ovvero i dati dell’andamento dell’epidemia delle ultime ore – prima di scrivere quel decreto che più di altri segnerà un punto di snodo nelle regole da seguire da quando è cominciata la pandemia. Un testo assolutamente necessario, senza il quale sarebbe decretata la fine di ogni restrizione a partire dal Primo maggio e gli esperti sono invece ancora molto prudenti, visto che la circolazione del coronavirus è ancora alta e anche il numero dei morti è in media di quasi 140 al giorno. Troppi per calare ovunque dal viso anche le mascherine al chiuso, che il ministro della Salute, Roberto Speranza, pensa invece di lasciare ancora dove più alto è il rischio di contagio dovuto a vicinanza o numero di presenti. Resterebbe dunque l’obbligo anche negli stadi, mentre se ne dovrebbe fare a meno per andare al supermarket o fare shopping per negozi, così come per consumare un caffè al bar o quando ci sialza da tavola al ristorante, anche se si è al chiuso. Resta ancora tutto da dipanare, invece, il nodo scuola, ma tutto fa pensare che la situazione resti com’è fino all’obbligo servirebbe un nuovo atto di legge che difficilmente verrà promulgato. Per il resto – mezzi di trasporto, luoghi di lavoro, ospedali e Rsa – l’obbligo di mascherina resterà. Anzi, nelle strutture sanitarie fino al 31 dicembre sarà obbligatorio mostrare il Super Green Pass. Che per il resto scomparirà ovunque, anche nella sua versione basica. Per gli ultracinquantenni, per le forze dell’ordine e armate, il personale della scuola e delle università, resterà infine ancora fino al 15 giugno l’obbligo vaccinale, che sarà esteso al 31 dicembre per i lavoratori della sanità. Vediamo punto per punto Al lavoro Al lavoro dovrebbe restare l’obbligo di indossare la mascherina e fino alla fine dell’anno resta la possibilità di ricorrere allo smart working senza accordo collettivo. Il Green Pass non verrà più richiesto, ma resterà “attivo”. In vacanza Accesso in hotel così come nei B&B senza Green Pass e stesso discorso per i musei. Niente certificato anche per chi viaggia da e per l’Italia. In viaggio Restano le mascherine sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza e locali, come i tram. Gli esperti vogliono lasciare l’obbligo delle Ffp2 anziché dare il via libera alle chirurgiche. Cinema e teatri Addio green pass per cinema, teatro, discoteca stadi e concertoni. La mascherina dovrebbe restare obbligatoria al cinema, a teatro e comunque negli spettacoli al chiuso. Al ristorante Addio al green pass ovunque al chiuso per bar e ristoranti anche all’interno degli hotel. Via anche le mascherine quando ci si alza dal tavolo. A scuola A scuola restano le mascherine, dalle elementari in su, università comprese. L’obbligo a questo punto dovrebbe restare fino alla fine dell’anno scolastico e varrebbe tanto gli studenti che per il personale docente. Lo sport Per allenarsi, fare nuoto o attività in palestra, anche al chiuso, niente Green Pass. Lo stesso vale per centri benessere e termali, dalle saune ai bagni turchi. Cosa rimane Fino al 31 dicembre resterà l’obbligo di avere il Green Pass rafforzato per entrare in ospedale e nei luoghi dove si trovano le persone fragili, cioè malati e anziani. In questi casi andrà anche portata sempre la mascherina.
Manfredonia Pulizia straordinaria in vista del Carnevale

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Non possiamo più accontentarci di una pastorale di conservazione: occorre una pastorale missionaria con i tratti di una “Chiesa in uscita”, come richiama Papa Francesco. Dobbiamo farci avanti, intercettare quella parte di popolazione che si dimostra indifferente alla fede, che sembra aver chiuso ogni rapporto con la Chiesa. Si tratta di instaurare un dialogo basato su incontro e fratellanza. Di questo hanno bisogno le nostre terre: che le forze vive e buone della società procedano insieme>.
E’ la riflessione di mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia, Vieste, San Giovanni Rotondo, a fronte dei gravi fatti di sangue verificatisi nelle campagne di San Marco in Lamis. Il presule sipontino lancia un forte richiamo alle istituzioni e alla stessa Chiesa per <un’azione decisa e coraggiosa per il futuro della nostra gente>.
Nella dichiarazione rilasciata al Servizio informazione religiosa, mons. Castoro evidenzia come <l’episodio di ieri dimostra un’altra volta che la violenza non riguarda solo poche famiglie impegnate in una faida atavica, una vera e propria guerra attorno a interessi economici illeciti, droga, malaffare. Dev’essere chiaro che questa criminalità non guarda in faccia a nessuno: essa attraversa la nostra società, colpisce tutto il territorio, producendo solo male e ulteriore odio. Così il Gargano, la “montagna sacra” che ospita il santuario di San Michele Arcangelo e quello dedicato a San Pio, vede scorrere sangue dappertutto. Per questo non possiamo arrenderci>.
Cosa fare? <Lo Stato, le istituzioni, le forze dell’ordine sono presenti e attivi. Magari lo potrebbero essere anche in forme più visibili ed efficaci, in modo da rassicurare la realtà locale. Ma di certo qui ognuno cerca di fare responsabilmente la propria parte. C’è una realtà viva, fatta di lavoro, di volontariato, di fede, che va sostenuta e affiancata. Bisogna portare nella società i valori del vangelo: il perdono, la misericordia, la giustizia, la pace. La Buona Notizia deve percorrere le strade delle nostre città con la testimonianza di cristiani autentici e credibili, aperti al dialogo, costruttivi. Perché nel Vangelo troviamo insegnamenti condivisibili che hanno anche valore civile. Come diceva don Bosco: non si può essere buoni cristiani se non si è onesti cittadinI>.
Mic. Ap.

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