A quanto evidenziato nel precedente articolo c’è da aggiungere, significativamente il fatto che è mancato un rapporto positivo sistematico dei Consigl
A quanto evidenziato nel precedente articolo c’è da aggiungere, significativamente il fatto che è mancato un rapporto positivo sistematico dei Consiglieri regionali della Capitanata tra loro e con il territorio, poiché costoro, una volta eletti, si sono sostanzialmente sganciati dall’obbligo morale, costituzionale e politico di rappresentare e portare avanti le istanze dell’intero territorio provinciale, preoccupandosi principalmente solo di ciò e di chi era utile al mantenimento del proprio potere e consenso; nel migliore dei casi hanno curato la propria bottega di provenienza paesana. Il Consigliere regionale di San Severo, Cerignola o di Manfredonia, ecc. ecc. avrebbe dovuto portare avanti non gli interessi dei singoli Comuni ma l’insieme delle esigenze, almeno, del territorio provinciale, all’interno del quale, in una logica di sistema, sarebbero state sicuramente comprese le istanze più localistiche. Non può esserci sviluppo se non in una visione di insieme e di sistema, altrimenti c’è l’arrembaggio, l’assalto alla diligenza delle risorse pubbliche accaparrate in modo ingiusto e diseguale, che poi in periferia vuol dire guerra tra poveri. Significativo a riguardo è quanto è avvenuto e sta avvenendo nella sanità provinciale. L‘esigenza di avere un ospedale territoriale efficace non riguarda solo i cittadini di San Severo o Cerignola; anche i cittadini di Lucera e Manfredonia hanno tale diritto. Gli eventuali e necessari tagli e risparmi vanno fatti innanzitutto non dall’alto, dal centro-Bari, ma dal basso dando ai territori interessati la possibilità di decidere in merito e, soprattutto, senza privilegiare alcuno a scapito di altri, come oggettivamente è avvenuto e sta avvenendo, sulla base di una posizione di potere occupata dal Consigliere regionale di San Severo e/o di Cerignola, nella logica distruttiva della “mors tua, vita mea”. Purtroppo ciò viene favorito anche dal fatto che i partiti locali non funzionano più come luoghi e strumenti capaci di costruire una visione di insieme e collettiva, sia al governo che all’opposizione, ma sono sempre più personali.
IL RISCHIO DI UNA ACCENTUAZIONE DEL NEO CENTRALISMO REGIONALE
Per queste ragioni, e con la sparizione istituzionale delle provincie o con la loro ulteriore emarginazione, il ruolo della Regione Puglia conterà ancor più ed il suo centro, Bari, sarà sempre più fondamentale, se i territori periferici non riusciranno ad associarsi esprimendo una forza collettiva che è la sola arma per incidere sul centro. Su queste basi sono illuminanti alcune domande emerse dalla stampa locale e provinciale. Emiliano, Minervini e Stefàno: cosa pensano di salvare dell’eredità del governo Vendola, come immaginano di rimodulare le politiche di sviluppo della Capitanata, quale identità (e ruolo) assegnano al partito democratico, visto il suo essere non solo maggioranza ma dominante. Qualche risposta pare stia venendo da loro, alla luce degli incontri e dibattiti pubblici fatti nella nostra provincia; francamente, però, sembrano frammentarie, contraddittorie e sicuramente non esaustive. Ciascuno valorizza la propria esperienza politica ed amministrativa, ricordando e rilanciando come dato generale quanto fatto da ciascuno, che è pur sempre specifico e settoriale. Manca una visione di insieme.
NESSUNO DEI TRE EVIDENZIA UNA VISIONE DI INSIEME DELLO SVILUPPO DELLA CAPITANATA
Tuttavia nessuno evidenzia una visione di insieme della Capitanata, cosa oggettivamente non possibile provenendo loro da altri territori. Allora, forse, le suddette domande vanno anche rovesciate e rivolte alle forze politiche ed istituzionali del nostro territorio, in particolare a Manfredonia dove ci si prepara alle elezioni amministrative: come immaginano e ritengono debbano essere le politiche di sviluppo della Capitanata? Cosa pensano sia da salvare dell’eredità vendoliana? È possibile e come un rinnovamento dei partiti e della politica nella direzione di una democrazia partecipata? È possibile e come un modo nuovo di far politica che non sia il clientelismo e l’affarismo? Tali domande vanno poste anche alle forze politiche, oltre che alle istituzioni, perché, purtroppo, non si riesce ad individuare un altro soggetto che possa, almeno potenzialmente, essere in grado di avere una visione di insieme delle esigenze del territorio provinciale. In tal senso è fondamentale che direttamente dai territori venga costruito e proposto un programma per lo sviluppo della Capitanata, su cui impegnare sia i candidati alla presidenza che quelli al Consiglio Regionale della Puglia. Gli Enti locali, Provincia e Comuni, possono essere oggi interlocutori privilegiati in questa direzione poiché in gran parte di essi si sono da poco effettuate o si effettueranno elezioni amministrative per cui c’è un intreccio oggettivo con le elezioni Regionali, e nei programmi comunali sicuramente sono inseribili ed individuabili contenuti ed iniziative richiedenti un raccordo ed un supporto della Regione Puglia.
UN PROGRAMMA ED UN PATTO PER LO SVILUPPO DELLA CAPITANATA
È possibile concretamente porre all’attenzione dei candidati alla gestione regionale le questioni più rilevanti presenti nei singoli territori e nell’insieme della Capitanata, utili ad una loro crescita, naturalmente dopo averli posti prioritariamente all’attenzione di se stessi. A tal fine sarebbe utile e necessario promuovere un incontro pubblico dei tre candidati alle primarie con i Sindaci e gli amministratori locali, in quanto rappresentanti dei territori, per un confronto dove poter delineare le linee di un programma complessivo per lo sviluppo della Capitanata, in cui la Regione Puglia possa (e deve) avere un ruolo positivo. Successivamente e fino alle elezioni regionali tale tipo di incontro potrebbe essere ripetuto più volte con tutti i candidati alla Presidenza della Regione Puglia, di governo e di opposizione, per arrivare a sottoscrivere un patto, un contratto con la Capitanata. L’ideale sarebbe che fosse l’Ente Provincia, da poco ricostituito, a realizzare istituzionalmente tali iniziative, ovviamente mediante un gruppo promotore in cui siano presenti rappresentanti di tutte le forze politiche. Forse tale proposta può sembrare astratta, ma la speranza è, comunque e sempre, vitale.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”
silviocavicchia@libero.it
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