Il valore da dare a questo Primo Maggio è tutto nel dramma della mancanza di occupazione per milioni di cittadini

Essere o restare senza lavoro equivale a privarsi del presente e del futuro. Troppe volte negli anni recenti chi nel Paese poteva e doveva responsabil

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Essere o restare senza lavoro equivale a privarsi del presente e del futuro. Troppe volte negli anni recenti chi nel Paese poteva e doveva responsabilmente intervenire ha solo assistito al dramma, senza avviare alcuna azione seria per fronteggiarlo, come se questa istanza di progresso umano e sociale potesse essere semplicemente affidata alle regole del libero mercato e a chi detiene le redini del potere economico.

Sono notevolissimi, in Italia e particolarmente in Capitanata, i danni aggiuntivi alla crisi generale causati dall’assenza di provvedimenti governativi che pianificassero e innovassero i nostri sistemi produttivi e che sostenessero le politiche di nuova occupazione. Di fronte a questo vuoto sono risultati insufficienti anche gli interventi elaborati e adottati nei territori.

Ancor più dei numeri parlano l’evidenza delle condizioni sociali ed esistenziali dei cittadini. In ogni nucleo familiare del nostro territorio c’è almeno un racconto di sofferenza, di ingiustizia, di precarietà, di disperazione, di annullamento della persona dovuto alla perdita o alla mancanza di attività produttiva o di lavoro.

Non è accettabile che debbano continuare ad essere subordinate e sacrificate alle convenienze finanziarie di settori e di ceti privilegiati le vite di milioni di donne e di uomini, giovani soprattutto.

Per tornare a celebrare dignitosamente il valore del lavoro, onorando la stessa memoria di chi lo ha difeso a costo della propria vita, è necessario che il lavoro torni ad essere un diritto realmente praticato e riconosciuto.

Occorre farlo con decisioni concrete che la politica ed il nuovo Governo devono adottare immediatamente, dando ossigeno e forza al nostro sistema imprenditoriale, promovendo e incentivando un ampio incremento occupazionale nei comparti centrali per la crescita e lo sviluppo, con la valorizzazione delle competenze intellettive e professionali di centinaia di migliaia di giovani e di lavoratori espulsi dalle tante aziende che hanno chiuso, aprendo insomma sulla creazione del lavoro la nuova stagione di rinascita e di riscatto dell’Italia e della nostra società.

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