Governo: mercoledì la fiducia fiducia prima al Senato

Le comunicazioni del presidente del Consiglio ed il successivo dibattitto sulla fiducia con il voto partiranno da Palazzo Madama. E' questo il frut

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Le comunicazioni del presidente del Consiglio ed il successivo dibattitto sulla fiducia con il voto partiranno da Palazzo Madama.

Accordo Casellati-Fico,fiducia prima al Senato © EPA

E’ questo il frutto dell’accordo tra i presidenti del Senato Elisabetta Casellati e della camera Roberto Fico.

All’interno del M5s la resa dei conti è infinita, coi vertici del gruppo alla Camera in rivolta e il rischio scissione alle porte.

Giuseppe Conte non lo nasconde e lancia un ultimatum: “Se qualcuno ritiene di non poter condividere un percorso così partecipato e condiviso – dice – faccia la propria scelta in piena libertà, in maniera chiara, subito e senza ambiguità”. I tempi sono stretti: “C’è una notte per pensarci – dice Conte ai vertici del gruppo alla Camera – decisioni che vanno in direzione di una diversa prospettiva siano dichiarate per tempo, per correttezza verso tutti”. Il presidente del M5s, intanto, aspetta segnali da Palazzo Chigi sulle nove richieste del Movimento per il programma di governo: “Adesso la decisione non spetta a noi, ma a Draghi”, dice chiudendo l’incontro coi parlamentari. Per il leader, il premier dovrà valutare le condizioni e decidere il perimetro del dialogo: c’è tempo fino a mercoledì, quando si voterà la fiducia al governo. “L’atteggiamento di responsabilità – dice Conte – ci impone di chiedere al presidente Draghi che le priorità da noi indicate vengano poste nell’agenda di governo”. Intanto, però, il presidente del M5s teme l’accerchiamento: chi gli sta vicino legge le mosse degli altri partiti, sia di centrosinistra sia di centrodestra, come un disegno per relegarlo ai margini.

L’assemblea dei gruppi parlamentari del M5s è stata una maratona via zoom, una gara di resistenza di tre giorni quasi di fila. Il pallottoliere ha contato una ventina di interventi di chi vuol confermare l’appoggio a Draghi. Se ne è fatto portavoce un esponente di spicco del M5s, il capogruppo a Montecitorio Davide Crippa: “Non si capisce perché non dovremmo votare la fiducia”. La posizione dei contiani l’ha invece riassunta la deputata Vittoria Baldino: le dimissioni di Draghi sono state un reazione “scomposta”, che va letta come “un invito alla porta”.

Nel marasma di dichiarazioni e manovre, si inseguono voci e sintomi. Le prime riguardano una raccolta di firme in corso su un documento dei “governisti” pronti a lasciare il M5s: i numeri ballano, c’è chi moltiplica per due il dato di quella ventina che ha parlato chiaramente a favore di Draghi. Ma la conta definitiva non c’è, anche perché, per ora, Conte non ha detto una parola definitiva sulla posizione che il M5s terrà al momento della fiducia.

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