PER FRATELLI D’ITALIA ANCORA UNA TEGOLA

PERIL PARTITO di Giorgia Meloni, “Fratelli d’Italia”, questa appena archiviata competizione elettorale per l’elezione di sindaco e consiglieri comun

Chiara Ferragni da Fazio: “Caso Pandoro? Fraintendimento, ma sono stati fatti errori. La crisi con Fedez non è finzione”
La Puglia dall’elicottero «è una Terra di Fuochi»
Emergenza Covid-19. Comunicato del 24 Maggio 2021
PERIL PARTITO di Giorgia Meloni, “Fratelli d’Italia”, questa appena archiviata competizione elettorale per l’elezione di sindaco e consiglieri comunali, non è stata una prova facile. Anzi. Una serie di diatribe interne ha sconquassato un partito che pure contava un discreto seguito. Indeciso su quale coalizione convergere, ha finito, dopo un tira e molla, per far parte del lotto di sostenitori del candidato di centrodestra poi eletto sindaco Giani Rotice. Alla prova dell’urna si è presentato spaccato, con una lista incompleta. Eletto è risultato il solo Adriano Carbone, commissario di quel partito.
PAREVA che la tranquillità fosse finalmente arrivata e stabilizzata. Invece no. È piombata come improvviso tsunami, la notizia della presenza del consigliere comunale appena eletto e commissario di FdI, Adriano Carbone, nella lista di 48 persone indagate e citate nell’ordinanza cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, Marco Galesi, a seguito del maxi blitz “Omnia Nostra” di DDA e carabinieri del Ros che ha portato altresì all’arresto di 32 persone. Gravi e circostanziati i reati contestati aggravarti dal metodo mafioso in quanto finalizzati ad agevolare l’attività dei gruppi mafiosi operanti nei territori di Manfredonia, Mattinata, Macchia e Vieste. Nomi eccellenti che da anni, forse decenni, condizionano le attività economiche e tutto quello che è necessariamente connesso, politica non esclusa come attesta lo scioglimento dei comuni di Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia appunto per mafia.
NATURALMENTE la Magistratura proseguirà nella sua attività di lotta al malaffare e alle sue complicità, quel che oggi preoccupa a Manfredonia è il coinvolgimento, sia pure in forma cautelare, di un consigliere comunale appena eletto (ma potrebbero esserci altri risvolti). Queste elezioni e dunque la conseguente amministrazione come scaturita dalle urne, hanno avuto quali riferimenti imprescindibili la legalità e la trasparenza. Nella completa convinzione che Adriano Carbone saprà fare chiarezza sul suo coinvolgimento in un blitz anti mafia, è necessario sgomberare il campo da ogni pur labile sospetto. Ancor più in questa fase di abbrivio di una nuova formazione di governo. La città è reduce da disastrose vicende politiche-amministrative-giudiziarie che hanno minato dalle fondamenta la credibilità di una popolazione che di quelle vicende è la prima inconsapevole vittima. Non può permettersi divagazioni di sorta. Occorre pertanto tassativamente riportare su Palazzo San Domenico legalità e trasparenza e dunque eliminare ogni velo di dubbio sull’operato di una amministrazione peraltro ancora in formazione.
L’ANNUNCIATA composizione della nuova giunta non ha convinto; ha anzi suscitato dubbi e sospetti che sono naturalmente tutti da verificare. Ma ci sono dei rilevatori oggettivi che non rassicurano. Da più parti delle opposizioni sono arrivare critiche sulla scelta degli assessori e più in particolare sulla distribuzione delle deleghe poco o niente affatto coordinate se non squilibrate. Peraltro ci sarebbe qualche posizione di incompatibilità tutta da verificare.
IL LAVORO che attende il governo cittadino è arduo aggravato dalla situazione di partenza disastrosa che lascia pochi spiragli alla fantasia, è pertanto perentorio partire col piede giusto almeno dal punto di vista organizzativo.
Michele Apollonio

 

COMMENTI

WORDPRESS: 0