Taglio vitalizi: anche la Puglia prepara la legge, risparmio massimo di 2 milioni su 15

La legge dovrà essere approvata entro il 31 maggio. Ma dal taglio dei vitalizi concordato martedì scorso in Conferenza Stato-Regioni, la Puglia dovreb

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La legge dovrà essere approvata entro il 31 maggio. Ma dal taglio dei vitalizi concordato martedì scorso in Conferenza Stato-Regioni, la Puglia dovrebbe risparmiare pochino: circa 2 milioni l’anno, ovvero il 12-13% dei 15,4 milioni che spende per garantire i 215 assegni destinati agli ex consiglieri (di cui 55 sono trattamenti di reversibilità). E, proprio come avvenuto alla Camera, inizialmente il risparmio sarà assolutamente teorico. «Visto che ci aspettiamo ricorsi da parte di chi riceverà i tagli – spiega il presidente del Consiglio regionale, Mario Loizzo – le minori spese finiranno in un fondo di accantonamento in attesa dell’esito dei contenziosi».

L’accordo prevede il ricalcolo con il sistema contributivo (cioè sulla base di quanto effettivamente versato) dei vecchi assegni calcolati con il sistema retributivo (cioè in percentuale sull’ultima indennità percepita). I vitalizi in Puglia sono stati aboliti dal 1° gennaio 2013: si tratta dunque di intervenire su chi già li percepisce e su chi ha maturato il diritto secondo le vecchie regole. Ecco perché negli scorsi giorni gli uffici del Consiglio regionale hanno effettuato una serie di simulazioni, da cui emerge una situazione molto variegata. Chi è stato consigliere nelle prime tre legislature, magari per soli cinque anni, andrà incontro a un abbattimento notevole, nell’ordine del 50-60%. Viceversa chi è stato consigliere tra il 2000 e il 2013 (quando la contribuzione individuale era altissima, nell’ordine di 2.300 euro al mese) potrebbe addirittura guadagnarci. Detto in altri termini, se non fosse stata prevista una clausola di salvaguardia (il divieto di andare oltre l’assegno attuale) consiglieri di lungo corso come Alberto Tedesco (26 anni in Regione) e Lucio Tarquinio sarebbero passati da 10.700 a oltre 12mila euro lordi al mese.

La clausola di salvaguardia è stata prevista anche verso il basso: l’assegno non potrà essere inferiore al doppio della pensione minima, quindi all’incirca 1.100 euro. «Non ci saranno tagli drastici ma è proprio in questi casi che ci aspettiamo ricorsi – spiega Loizzo -, perché se avessero saputo di andare incontro a un calcolo contributivo gli ex colleghi interessati avrebbero aumentato la contribuzione. E mi sembra inevitabile che qualcuno di loro decida di correre dal giudice».
Il sistema di ricalcolo, in effetti, è molto meno penalizzante di quanto si poteva pensare sulla base degli annunci del Movimento 5 Stelle. Si tratta di sommare tutti i contributi versati, applicando una maggiorazione forfetaria del 18% (quella prevista dalle norme sul pubblico impiego) e la rivalutazione Istat anno per anno (negli anni ‘80 i coefficienti erano altissimi). L’importo che si ottiene otterrà poi l’adeguamento Istat annuale, come se fosse una normale pensione. Non è il caso della Puglia (dove questo problema non è mai esistito), ma l’intesa Stato-Regione prevede anche l’eliminazione del divieto di cumulo tra vitalizi regionali e vitalizi parlamentari.

«Abbiamo partecipato attivamente alla definizione del testo dell’intesa – dice Loizzo – e la preoccupazione dei presidenti dei Consigli era proprio di metterci al riparo degli eventuali ricorsi. Le possibili riduzioni non andranno oltre il 30%, seguendo il pronunciamento della Corte costituzionale che ha affermato il principio della ragionevolezza dell’intervento». Mercoledì è prevista a Roma una nuova riunione della Conferenza dei presidenti in cui dovrebbe essere licenziato uno schema di disegno di legge unico per tutte le Regioni. Considerando il termine massimo per l’approvazione (fine maggio) e i tempi tecnici per la pubblicazione, i tagli dovrebbero partire dal 1° gennaio 2020.

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