Puglia, i Caf e i furbetti del 5 x mille «Quella firma a insaputa della gente»

La parola d’ordine è conflitto di interessi. Quello di chi si occupa delle dichiarazioni dei redditi e, al momento di stabilire la destinazione del 5

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La parola d’ordine è conflitto di interessi. Quello di chi si occupa delle dichiarazioni dei redditi e, al momento di stabilire la destinazione del 5 per mille, propone al contribuente di destinarlo a qualche soggetto «amico». Un malvezzo difficile da stroncare, che l’Agenzia delle Entrate conosce bene ma su cui – finora – non è mai intervenuta, anche a fronte di comportamenti da codice penale.

A dirlo è la Corte dei conti, in un rapporto che riguarda proprio la questione del 5 per mille negli anni dal 2013 al 2015. Passando al setaccio i dati dei controlli a campione effettuati dal dal Fisco, i giudici contabili hanno rilevato «casi di interferenza nel processo decisionale dei contribuenti e un numero significativo di infedeli trasmissioni dei dati da parte dei centri di assistenza fiscale», a fronte dei quali non risultano nemmeno irrogate le sanzioni previste dalla legge. E alcuni degli esempi peggiori si registrano in Puglia.

È infatti sufficiente che un ente o un’associazione «convinca» un Caf a indirizzare i propri assistiti verso il proprio codice fiscale per ottenere risultati significativi dal punto di vista delle cifre in gioco: grazie al meccanismo di ripartizione (che proprio come le elezioni politiche ha anche una componente proporzionale per ripartire tra tutti le scelte generiche effettuate dai contribuenti) un migliaio di firme possono fruttare circa 50mila euro di contributo annuo.

Parliamo soprattutto dei Caf espressione del mondo sindacale, in cui – lo dice l’Agenzia delle Entrate – a volte vengono messi in atto comportamenti non sempre corretti che spingono il contribuente verso una scelta predeterminata. Ad esempio nel caso della Cisal, che è risultata in stretto collegamento con una università telematica. «Presso le sedi di Bari e di Bitonto – annotano infatti i giudici contabili – è stata rilevata l’esistenza di una nota interna del Caf Cisal con l’invio di un volantino di pubblicità per la destinazione del 5 per mille all’Università telematica Pegaso. Presso le sedi di Caserta, Roma, Napoli, Pagani, Padova, Potenza, Macerata, Sesto S. Giovanni, Cremona e Bari si è accertata l’esistenza di materiale pubblicitario (locandine, cartelline, calendari, penne) a favore dell’Università telematica Pegaso».

Non sono da meno i Caf della Cisl, dove gli ispettori delle Entrate hanno rilevato un altro tipo di criticità: «Negli interventi presso alcune sedi sono stati rilevati casi di mancata conservazione delle schede relative alle scelte: Lecce (98 casi); Bari (79)». Significa che agli atti del Caf non c’è più il modulo originale presentato dal contribuente insieme alla denuncia dei redditi, probabilmente perché il Caf propone di sottoscrivere un prestampato con il codice fiscale del destinatario del 5 per mille già inserito. Tanto che presso alcune sedi del Caf Cisl (ad esempio quella di Lecce) «è stata accertata la presenza, nelle sale d’attesa, di materiale pubblicitario a favore di associazioni collegate al Caf (Anteas-Adiconsum-Iscos)». Presso il Caf Unsic, un sindacato vicino al mondo agricolo, a Potenza «i responsabili delle sedi hanno suggerito ai contribuenti manifestanti incertezze nella scelta di effettuarla a favore di Unipromos», un associazione che risulta avere lo stesso indirizzo della sede centrale romana del sindacato.

La destinazione del 5 per mille (che riguarda il volontariato, la ricerca, lo sport ma anche gli enti locali) dovrebbe essere una libera scelta del contribuente. «Spesso – spiegano alla “Gazzetta” fonti dell’Agenzia delle Entrate – ci arrivano segnalazioni di chi scopre, a sua insaputa, di aver destinato il 5 per mille a un codice fiscale che non conosce. In quei casi c’è poco da fare, soprattutto se i termini per il deposito della dichiarazione sono già scaduti». I sistemi telematici (il cassetto fiscale) consentono a tutti di verificare il contenuto della dichiarazione dei redditi inviata dall’intermediario, compreso il quadro relativo al 5 per mille. L’Agenzia delle Entrate è invece dotata di un cruscotto informatico in grado di ricostruire una mappa per ciascun destinatario del 5 per mille: se emergono anomalie (ad esempio una grande quantità di sottoscrizioni effettuate in un singolo Caf), teoricamente dovrebbe scattare una segnalazione. «In alcuni casi è stato fatto – racconta la stessa fonte – ma non siamo a conoscenza di eventuali sviluppi». In base alla legge, l’utilizzo dei proventi del 5 per mille dovrebbe essere documentato pubblicamente da parte di chi lo riceve. Ma, ad oggi, non lo fa quasi nessuno.

 

fonte : Gazzetta del Mezzoggiorno
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