Aids, niente privacy sui moduli i malati rinunciano alle cure

La necessità che ha portato alla stretta sulle spese sanitarie e quella di tenere a bada i «furbetti» della prescrizione medica, pur inevitabilmente c

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La necessità che ha portato alla stretta sulle spese sanitarie e quella di tenere a bada i «furbetti» della prescrizione medica, pur inevitabilmente comprensibile nelle sue premesse, genera mostri. È il caso delle esenzioni per patologia cronica e invalidante come l’infezione da Hiv. In Puglia, da qualche tempo, anche le esenzioni per malattie croniche vanno chieste dai medici di medicina generale cui il paziente fa capo, con l’emissione di un certificato che sarà il paziente a presentare alla Asl competente al fine di ottenere un codice corrispondente all’esenzione dal pagamento del ticket di un elenco specifico di farmaci, di esami specialistici, di prestazioni. Un percorso burocratico, questo, che per i diretti interessati pare fare a pugni con il diritto a mantenere il riserbo sulla patologia che li affligge e ne condiziona la quotidianità. In sostanza, violerebbe le leggi in materia di tutela della privacy.

«Stiamo ricevendo – lamenta a tale proposito la presidente del Centro assistenza dei malati di aids (Cama-Lila), Angela Calluso – continue segnalazioni di violazione della privacy che arrivano al nostro centralino da persone sieropositive della Regione Puglia e della Basilicata, soprattutto da quelle residenti in piccoli Comuni, che ci raccontano di aver scelto di smettere di curarsi e sottoporsi a visite mediche e controlli specialistici, per le difficoltà che incontrano nel richiedere l’esenzione del ticket per patologia, diritto sancito dal Decreto ministeriale 28 maggio 1999 , n. 329 – Regolamento recante norme di individuazione delle malattie croniche e invalidanti».

Il problema è che, «durante l’iter di accesso all’esenzione, che è un diritto – specifica Calluso – i pazienti si trovano a dover esporre il proprio stato sierologico sia ai propri medici di famiglia, i quali in alcuni casi non hanno mantenuto il segreto professionale, sia presso gli uffici competenti delle varie Asl dislocate sul territorio».

E non finisce qui perché, racconta ancora l’animatrice del Cama cui fa capo la Lega italiana della lotta all’Aids, «altre persone, inoltre, ci segnalano che sulle richieste mediche e/o su certificati sanitari stampati per qualsiasi motivo, a piè pagina, compare a chiare lettere l’acronimo HIV e tutto ciò contravviene la Legge 135 del 1990».

Il Cama lila, ha già segnalato tali violazioni alla Regione Puglia e ai dirigenti del dipartimento Promozione della salute inviando una nota al fine di porvi rimedio, ma da circa tre mesi aspetta una risposta!»

Il problema è dunque legato al moltiplicarsi dei più passaggi, di mano in mano, dei cosiddetti dati sensibili della persona. In altre regioni pare che lo abbiano risolto affidando il compito di aggiungere il codice d’esenzione nel sistema computerizzato ai medici specialisti che hanno in carico i pazienti. «Ma da quando – spiega Calluso – in Puglia i day hospital sono stati trasformati in day service sono cambiate anche le regole e con queste regole è cambiato anche il procedimento per l’esenzione ticket. Per far valere la privacy, in mancanza di risposte alle nostre sollecitazioni, potremmo essere costretti, a questo punto, a ricorrere all’Autorità per la Privacy se non proprio alla Procura della Repubblica».
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