Postò in rete video hard dell'amica minorenne, pagherà 80mila euro

Ottantamila euro, a titolo di risarcimento danni, per aver realizzato un video hard all’insaputa dei protagonisti. La vicenda la raccontiamo con nomi

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Ottantamila euro, a titolo di risarcimento danni, per aver realizzato un video hard all’insaputa dei protagonisti. La vicenda la raccontiamo con nomi di fantasia. Tanto dovrà versare Angela in favore di Marinella, per fatti risalenti al 2006. Nessun risarcimento da parte degli altri ragazzi rimasti coinvolti, a vario titolo, nella vicenda. All’epoca dei fatti le due ragazze erano entrambe minorenni. Angela era amica del cuore di Marinella, ma questo non le impedì di filmare, di nascosto, l’amica mentre, nella cabina di uno stabilimento balneare, aveva un rapporto sessuale con il suo fidanzatino dell’epoca. Quel video poi finì in rete. Altri ventimila euro dovranno essere versati dai genitori della ragazza condannata in favore dei genitori della vittima.

La sentenza, di primo grado, è stata emessa dal giudice unico del Tribunale di Trani, (ex) articolazione territoriale di Molfetta, che ha accolto l’istanza risarcitoria presentata dai legali Bepi Maralfa e Lele D’Amato.

«In tutti questi anni quello che ci ha stupito – il commento dell’avvocato Maralfa – è l’assoluta assenza di resipiscenza, sia nella ragazza autrice del video sia nei suoi genitori, in una vicenda che ha portato ad effetti devastanti. Ed è probabile che se ci fosse stato un benché minimo segno di ravvedimento non si sarebbe arrivati a tanto. Per dar conto della gravità di quanto accaduto – continua – va posto in evidenza il fatto che il video realizzato fu poi diffuso con un programma peer to peer, privo di client e server fissi, sicché, una volta acquisito il file, ogni nodo ne diventava a sua volta distributore. Di qui l’impossibilità di bloccare la diffusione del file per giungere al suo sequestro». Insomma quei file rimarranno in rete per sempre.

La vicenda, che oggi ha portato alla sentenza di primo grado, per risarcimento danni, parte a novembre del 2006. I carabinieri della compagnia di Molfetta vengono a conoscenza dell’esistenza di video a luci rosse, realizzati in città, che riprendono minori. E ne individuano i protagonisti.

È proprio la protagonista femminile di uno dei video, una liceale sedicenne, a consentire la ricostruzione della vicenda. Ma è importante riuscire ad individuare gli autori delle sequenze hard. Le indagini partono da un braccialetto in cotone, con un ciondolo di Winnie the Pooh, legato stretto al polso, della persona che realizza il video con un telefonino, e dal fotogramma di un pareo azzurro e nero.

Nel giro di qualche giorno l’autrice del video viene individuata. Oltre a lei rimangono coinvolti nella vicenda altri quattro ragazzi. A quel punto si aprono due procedimenti distinti. Uno di natura penale, l’altro di natura civile per il risarcimento del danno subito dalla minore protagonista che, per diverso tempo, è costretta a sopportare l’onta di accuse infamanti e molto lesive della sua reputazione.

I cinque, tutti liceali, tutti figli della «Molfetta bene», tutti cresciuti in ambienti familiari assolutamente al di sopra di ogni sospetto, vengono indagati. Alcuni di loro non arrivano neppure a processo. In due vengono rinviati a giudizio. Per uno dei minori coinvolti l’assoluzione arriva in primo grado, per l’altro minore l’assoluzione arriva in appello. Ora è arrivata anche la sentenza di primo grado per il risarcimento del danno.

 

fonte La Gazzetta del mezzogiorno
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