L'influenza è arrivata in Puglia già 22mila le persone colpite

  L’influenza è ufficialmente arrivata anche in Puglia. Sono stati isolati i primi virus della stagione. L’isolamento è avvenuto pochi giorni fa press

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L’influenza è ufficialmente arrivata anche in Puglia. Sono stati isolati i primi virus della stagione. L’isolamento è avvenuto pochi giorni fa presso il Laboratorio di Epidemiologia molecolare dell’UOC Igiene del Policlinico di Bari, laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza virologica dell’influenza. Secondo stime dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale sono stati oltre 22.000 i pugliesi colpiti nelle scorse settimane da sindrome influenzale. Il picco di casi potrebbe verificarsi durante il periodo delle festività. Lo rende noto la prof.ssa Maria Chironna dell’U.O.C. Laboratorio di Epidemiologia Molecolare Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Bari e responsabile Sorveglianza Virologica Influenza e virus respiratori.
I ceppi sono stati isolati principalmente da bambini ricoverati per sindrome influenzale e da un soggetto anziano, non vaccinato, che è stato ricoverato in Rianimazione per insufficienza respiratoria. Si tratta del primo caso grave della stagione. I ceppi isolati sono di tipo B, lineaggio Yamagata, e A/H3N2.

«Ancora non è possibile dire – afferma la prof.ssa Chironna – se qualcuno di questi prevarrà nel corso della stagione che, ricordiamo, è solo all’inizio». «È importante sottolineare come la vaccinazione sia la principale misura per prevenire l’infezione. C’è ancora tempo per vaccinarsi e chi ancora non l’avesse fatto, soprattutto anziani e soggetti a rischio, – evidenzia la prof.ssa Chironna – deve affrettarsi perché la piena protezione si ha solo a partire da due settimane dopo la somministrazione del vaccino. L’antinfluenzale è anche fortemente raccomandata per gli operatori sanitari e per le donne in gravidanza che si trovino nel II o III trimestre o lo saranno nei prossimi mesi. Per i primi si tratta di un dovere nei confronti dei pazienti a cui possono trasmettere l’infezione, per le donne un modo non solo per proteggere se stesse dal rischio di complicanze, ma anche di proteggere il nascituro durante i primissimi mesi di vita grazie al passaggio degli anticorpi materni».

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