Parte la cardiochirurgia a Casa Sollievo, bruciata Foggia

Bari ha scelto: è San Giovanni Rotondo la sede della cardiochirurgia foggiana. Le procedure per l’accreditamento sono concluse, dopo l’okay dell’abili

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Bari ha scelto: è San Giovanni Rotondo la sede della cardiochirurgia foggiana. Le procedure per l’accreditamento sono concluse, dopo l’okay dell’abilitazione all’esercizio dell’Asl di Foggia, l’assenso del dipartimento di Prevenzione barese e la determina dirigenziale della Regione Puglia dello scorso luglio. A Casa Sollievo della Sofferenza le bocche sono cucite, in attesa della nota ufficiale che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Sono 10 i posti letto accreditati per la cardiochirurgia e 17 per la chirurgia vascolare. A questi si aggiungono 3 sale operatorie realizzate ex novo. Come anticipato a febbraio scorso da l’Immediatoil privato ha bruciato sul tempo il pubblico, mettendo in discussione l’intera linea teorica del governatore e assessore alla salute Michele Emiliano il quale, nell’impianto del piano di riordino, aveva indicato gli Ospedali Riuniti di Foggia come Dea (Dipartimento di emergenza e accettazione, ndr) di secondo livello: ipotesi di ostica realizzazione senza la cardiochirurgia.

Michele Emiliano

Michele Emiliano

Finora dalla Regione Puglia non sono arrivate le risposte adeguate per far decollare il policlinico di Foggia in tempi brevi. Del resto, non sono mancati gli intoppi in viale Pinto, con gli appalti integrati per le sale operatorie “bloccati” dalle nuove leggi di settore. Sulla carta, ci sarebbero anche i 10 milioni di euro promessi per attivare il reparto (5 milioni) e per aggiornare il parco tecnologico (5 milioni) dell’ospedale di riferimento del nord della Puglia. Ora però il paradosso è dietro l’angolo, perché potrebbero essere disponibili le risorse necessarie per partire ma lo sviluppo delle attività potrebbe cozzare contro il muro di Casa Sollievo, visto che non possono esserci due reparti identici in un territorio con una popolazione inferiore al milione di abitanti (la Capitanata ne conta circa 650mila). Inoltre, la produttività non sarebbe garantita con un ritmo inferiore ai 500 interventi l’anno.

Antonio Pedota

Antonio Pedota

Il “business” per l’ospedale di San Pio, inoltre, sarebbe importante, per via del peso del drg (lo strumento attraverso il quale vengono rimborsate le prestazioni dal sistema sanitario pubblico), che si attesterebbe intorno ai 20mila euro ad intervento (la media degli altri è di 6-7mila). Dagli OO.RR. dicono di non voler mollare. “Abbiamo 65mila accessi al pronto soccorso, con pazienti spesso gravi – spiega il direttore generale Antonio Pedota -, con il trasferimento in 45 minuti a San Giovanni Rotondo non svolgeremmo adeguatamente la nostra funzione di Dea di secondo livello. Certo, bisogna precisare che i due sistemi – pubblico e privato – hanno tempi completamente differenti. Le nostre procedure sono farraginose, dai lavori di agitamento strutturale al personale. Così è difficile accelerare sulla via di un percorso già tracciato da diverso tempo”. Già perché portare un cardiochirurgo di grido nel pubblico è impresa (quasi) impossibile. A Casa Sollievo, al contrario, non hanno certo sudato per trovarlo.

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