Goletta Verde, a Capojale libera una tartaruga caretta caretta

La Goletta Verde di Legambiente ha concluso il suo tour pugliese con la tappa a Capojale. Un viaggio lungo le coste della Penisola – realizzato grazie

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La Goletta Verde di Legambiente ha concluso il suo tour pugliese con la tappa a Capojale. Un viaggio lungo le coste della Penisola – realizzato grazie al sostegno del Consorzio obbligatorio degli oli usati (COOU) e dei partner tecnici NAU e Novamont – che terminerà a Ferragosto in Friuli-Venezia Giulia.

Nel piazzale del Porto canale Capojale, in provincia di Foggia, Legambiente ha organizzato una serie di attività e laboratori ludici sull’economia circolare e, in collaborazione con il Centro di Recupero Tartarughe di Manfredonia, ha restituito al mare una tartaruga Caretta di nome Olivià.

La tappa di Capojale è stata l’occasione per accendere un focus sul tema della Marine Litter di cui si è parlato nel corso di una tavola rotonda a cui hanno partecipato Serena Carpentieri, responsabile nazionale Campagne Legambiente, Nicola Ungaro, Direttore scientifico ARPA Puglia, Leonardo Coccia, Presidente Cooperativa Federcopesca, Davide Sabbadin, direttivo nazionale Legambiente, Andrea di Stefano, Novamont, Marco Benedetti, Green Evolution, Leonardo di Gioia, assessore Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Claudio Constanzucci, sindaco di Cagnano Varano, Pasquale Tucci, sindaco di Lesina, Giovanni Schiavone, Alleanza Cooperative settore della pesca, Katiuscia Eroe, portavoce Goletta Verde, e Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia.

Marine litter: l’indagine sui rifiuti galleggianti

Durante il suo viaggio lungo le coste italiane Goletta Verde conduce un’indagine sulla quantità di rifiuti presenti nel mare. Nel 2015 l’imbarcazione ambientalista su 2600 km percorsi ha annotato, in 205 ore di osservazione, 2597 rifiuti galleggianti. Di questi, ben il 95% è costituito da plastica, soprattutto teli (39%) e buste di plastica, intere e frammentante (17%), concentrate soprattutto nel Mar Adriatico (dove se ne contano 5 ogni kmq). Presenti anche cassette di polistirolo e frammenti (7%), bottiglie di plastica (6%), reti e lenze (5%), stoviglie di plastica (2%). Su un impatto totale del 12%, la presenza più massiccia dei rifiuti legata al settore pesca è stata registrata nel mar Adriatico (55%) e, in particolare, nella parte centro-settentrionale dove è presente il 43% di tutti i rifiuti monitorati a livello nazionale.

Il problema del marine litter non riguarda però solo gli ecosistemi e gli equilibri naturali del mare. La dispersione dei rifiuti in acqua ha infatti delle ripercussioni enormi nell’economia locale e globale. Secondo uno studio commissionato dall’Unione Europea, il marine litter costa all’Ue ben 476,8 milioni di euro l’anno. Invece il costo totale dell’impatto per il settore della pesca è stimato intorno ai 61,7 milioni di euro all’anno. Eppure se si mettessero in campo delle politiche di prevenzione ad hoc, oltre a ridurre i rifiuti in mare, si avrebbero risultati non indifferenti: con l’adozione degli obiettivi Ue, l’adozione di un unico standard di valutazione, l’aumento del riciclaggio dei rifiuti e del packaging, la riduzione e l’eliminazione delle discariche, l’Ue che agisca sul problema come un soggetto unico, adottando gli standard dei migliori 3 Stati Membri, si avrebbe la massima riduzione del marine litter (-35,45%) e un ricavo sui costi di 168,45 milioni di euro l’anno.

Beach Litter: l’indagine sui rifiuti spiaggiati

Nel maggio 2016 Legambiente ha monitorato 47 spiagge italiane, con l’obiettivo di indagare quantità e tipologia di rifiuti presenti sui nostri litorali. Stimando il genere più frequente di rifiuti, la loro possibile provenienza e gli altri parametri presi in considerazione, questa indagine denuncia un fenomeno assai grave dal punto di vista ambientale, economico e turistico e l’urgenza di mettere in atto programmi concreti per la progressiva riduzione dei rifiuti in mare e nella fascia costiera, cosi come previsto dalla Direttiva Europea Marine Strategy.

In Adriatico, in particolare, quest’anno sono state 10 le spiagge monitorate, sulle quali sono stati ritrovati 5210 rifiuti, di cui il 75% di dimensioni minori a 25 cm, con una media di 521 rifiuti ogni 100m. Di questi, l’85% è costituito da plastica e il 17% deriva da attività legate alla pesca, a fronte di una media nazionale del 6%.

Un caso assestante costituisce la spiaggia di Lesina, monitorata da Legambiente a maggio 2016. In soli 100 metri di spiaggia sono stati contati, infatti, 181.423 rifiuti, al 99% di origine plastica. Di questi, 150mila rifiuti, pari a ben l’82%, consiste in pezzi di plastica e polistirolo (di una dimensione compresa tra i 2,5 cm e i 50 cm). L’11%, invece, è costituto da reti e pezzi da pesca e calze per mitili. Se a queste aggiungiamo altri rifiuti direttamente connessi al settore pesca (galleggianti, cassette di polistirolo per il pesce, fili da pesca), la percentuale raggiunge il 12%, pari a un totale di 21.545 rifiuti. Ciò accade a causa delle correnti marine superficiali che portano sin qui la spazzatura del nord Adriatico. Non solo, qui si accumula anche la spazzatura derivante dalle lavorazioni scorrette sugli impianti di mitilicoltura che difficilmente viene rimossa poiché la presenza del  litorale di dune sabbiose richiede una delicata pulizia che necessita di cure particolari e ingenti risorse finanziarie.

È fondamentale riunire attorno ad un tavolo amministrazioni, cittadini e soprattutto le aziende che lavorano in mare ogni giorno – ha dichiarato Katiuscia Eroe, portavoce Goletta Verde – per tentare di risolvere un problema verso il quale è possibile porre un freno solo se agiamo in tempo. È bene che, oltre alla Comunità Europea, anche l’Italia faccia la sua parte e raccolga la sfida lanciata dalla direttiva Marine Strategy ai paesi membri: raggiungere il buono stato ecologico per i nostri mari entro il 2020”.

A Bruxelles in questi mesi è in discussione al Parlamento Europeo la strategia europea sull’Economia Circolare. Si tratta non solo di una norma centrale per fermare i cambiamenti climatici ma rappresenta anche per il nostro paese, leader in questo settore, un elemento importante per rilanciare l’economia e combattere concretamente fenomeni come il Marine Litter, esplicitamente previsto nel pacchetto europeo – ha dichiarato Davide Sabbadin, responsabile efficenza energetica Legambiente – Solo con la prevenzione dei rifiuti, attraverso il riuso, il recupero dei materiali nella progettazione del nuovo, ed il ridisegno dei prodotti con bioplastiche, è possibile raggiungere un cambiamento radicale nel settore della pesca, responsabile per il 55% del marine litter nell’Adriatico. L’economia circolare è il tassello principale dell’economia del futuro”.
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