Manfredonia, bomba ‘Piro Party’: rinviato a giudizio Tomaiuolo

Dopo 12 mesi di indagini, rinvio a giudizio per Tommaso Tomaiuolo, 20 anni a dicembre, per aver piazzato un ordigno rudimentale ai danni dell’attivit

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Dopo 12 mesi di indagini, rinvio a giudizio per Tommaso Tomaiuolo, 20 anni a dicembre, per aver piazzato un ordigno rudimentale ai danni dell’attività commerciale ‘Piro Party’, in via Torre dell’Astrologo, a Manfredonia, di proprietà di Angela Caracciolo, 32enne sipontina.
Il fatto, lo ricordiamo, risale al 21 giugno dello scorso anno; la deflagrazione danneggiò saracinesca, infissi, insegna, sistema d’allarme e video sorveglianza, fari di illuminazione, impianto di filo diffusione e la merce esposta all’interno. Nel complesso, compresa la titolare del negozio, sono nove le persone offese dall’accaduto: tutti soggetti che hanno subito danni alle autovetture parcheggiate in zona o ai rispettivi appartamenti.
Tra loro, vi è anche una donna, residente del posto, minacciata di morte dall’imputato. Fondamentali per le indagini condotte dagli uomini del commissariato sipontino furono le immagini del sistema di videosorveglianza che la vittima consegnò alla polizia.
Dai filmati è possibile rilevare, all’1 e 30 circa, una persona appostata all’angolo tra via San Lorenzo e via Torre dell’Astrologo. Lo stesso, con in mano uno zaino blu, si avvicina all’attività. Il giovane, di corporatura robusta, indossa un cappellino bianco con visiera scura, una maglia a manica lunga a fasce celesti, bianche e nere, un jeans con vistose toppe scure. Giunto dinanzi a ‘Piro Party’, lo stesso aziona la miccia dell’ordigno e fugge in direzione di via San Lorenzo.
In sede di denuncia, la vittima – assistita dall’avvocato Pierpaolo Fischetti – ha riferito di non aver mai ricevuto richieste estorsive ma di aver subito già un atto incendiario. Il riferimento era al principio di incendio che ha interessato, pochi giorni prima dell’accaduto il furgone della ditta, in uso al padre della titolare che la aiuta nella gestione dell’attività. Esclusa la matrice estorsiva del gesto, tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti vi è dunque quella di una vendetta di natura privata.

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