Sciopero della fame alla Sangalli, di Michele Apollonio

Sciopero della fame. E’ l’ultima provocazione, in ordine di tempo, attuata dagli operai dello stabilimento Sangalli vetro per richiamare l’attenzione

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Sciopero della fame. E’ l’ultima provocazione, in ordine di tempo, attuata dagli operai dello stabilimento Sangalli vetro per richiamare l’attenzione di quanti coinvolti nella vertenza che si rotola stancamente dal novembre dell’anno scorso: un po’ tutti dai sindacati, ai responsabili delle istituzioni locali, della Regione Puglia, di vari Ministeri, fino al presidente del Consiglio Matteo Renzi che si è fatto sentire personalmente con una mail indirizzata agli operai di quella fabbrica. Un interessamento che tuttavia è rimasto fino ad ora improduttivo di un qualsiasi risultato. E intanto il tempo passa, e quegli operai, quelle famiglie non sanno più come sbarcare il lunario quotidiano. Tant’è che il ricorso allo sciopero della fame più che una’azione dimostrativa, si configura come una necessità contingente.
“Siamo in sciopero della fame contro le mancate decisioni in merito alla CIGO della direzione provinciale dell’inps”, è spiegato in un comunicato che così prosegue “La dura scelta degli operai di mettere a repentaglio la loro integrità psicofisica deriva dalle scarse attenzioni che il sistema sociale sta dando alla vertenza Manfredonia vetro in presidio permanente dall’11 dicembre 2014, presidio nato proprio per garantire l’integrità del sito produttivo, proteggendolo dalle intenzioni della proprietà di smantellarlo per una vendita a pezzi, decretando di fatto la chiusura del sito. Ad oggi grazie alla caparbietà degli operai il sito è integro è pronto per una ripresa produttiva. Infatti all’interno del sito vi sono presenti ben 3 linee di seconde lavorazioni, pronte per essere messe in moto che permetterebbe l’impiego immediato di 100 operai della totale forza lavorativa”.
La concessione della Cigo sembrava cosa fatta dopo il personale intervento del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Pare che l’intoppo sia nel’Inps che non ha ancora dato il via libera a quel sostegno che risulterebbe provvidenziale per quelle famiglie per tirare avanti fino alla ripresa dell’attività di quella fabbrica. Si, perché in quella ripresa quei lavoratori ci credono e la sostengono con ogni mezzo. Punto focale di tale difesa ad oltranza è la conservazione della integrità di quell’impianto che dalla produzione del vetro float si diversifica in altre lavorazioni di pregio del vetro.
“Questo impianto – affermano con orgoglio gli operai schierati davanti ai cancelli – può ripartire da subito: ecco perché non abbiamo permesso e non permetteremo di far uscire le materie prime delle seconde lavorazioni, in maniera sempre grazie al presidio e a tutte le istituzioni che ci sostengono, che qualsiasi imprenditore intervenga a rilevare il nostro sito possa creare da subito economia che unita ai finanziamenti messi a disposizione dalla Regione Puglia e dai comuni di Monte Sant’Angelo Mattinata e Manfredonia si creano i presupposti per la costruzione del forno fusorio e da li in poi tutta la forza lavorativa può rientrare a lavoro”. Solo il vetro stoccato in magazzino ha un valore di oltre sei milioni di euro.
La prospettiva della ripresa del’attività dello stabilimento è ragionevolmente sostenuta dalla ripresa delle condizioni generali dell’economia italiana. “La ripresa dell’economia in atto – è rilevato nel comunicato – riconosciuta da tutti gli istituti di economia italiani e non, ha fatto crescere la domanda di vetro float, vetro che ad oggi importiamo in parte dall’estero, per non avere la capacità produttiva di metterlo sul mercato. Quindi di fatto la ricostruzione del forno sta diventando una necessità e il sito sta diventando appetibile a molti imprenditori. La ripresa produttiva dell’intero sito è dunque nei fatti, e rende ancor più inspiegabile l’atteggiamento della direzione provinciale dell’Inps a non prendere una decisione positiva sull’approvazione della CIGO. Una situazione di stallo che sta creando un disagio sociale non indifferente tra gli operai che mettono a serio rischio se stessi e le proprie famiglie, martoriando un’intero territorio”.
Michele Apollonio

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