PATTO PER UNA SOCIETA' A RIFIUTI ZERO

Golfo Zero è un PATTO che impegna chi lo sottoscrive a realizzare un programma di sviluppo territoriale rispettoso delle risorse naturali in una visio

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Golfo Zero è un PATTO che impegna chi lo sottoscrive a realizzare un programma di sviluppo territoriale rispettoso delle risorse naturali in una visione innovativa; Golfo Zero contiene un programma politico-amministrativo, fondato su basi tecnico-scientifiche, che suggerisce soluzioni operative alle nuove generazioni di amministratori degli enti locali. Con la sottoscrizione del PATTO di Golfo Zero si assume l’impegno di affrontare tutte le tematiche territoriali (ambientali, agricole, energetiche, urbanistiche, sociali, economiche) secondo una visione unitaria e olistica, proiettata nel secolo e nel millennio che stiamo vivendo, sovversiva rispetto alle politiche esistenti legate alle logiche del passato. Il modello economico della seconda rivoluzione industriale è entrato in una crisi strutturale fortemente intrecciata con le crisi energetica, climatica e ambientale fino a rappresentare una minaccia per la civiltà come la conosciamo. La devastazione dei territori e delle risorse naturali (terra, acqua, aria, salute pubblica), si accompagna al progressivo affermarsi di una società estremamente diseguale ed una economia concentrata nelle mani di pochi.

Lo sfruttamento delle fonti energetiche convenzionali presuppone una altissima intensità di capitali ed una progressiva e definitiva espulsione del fattore umano dai processi produttivi. Il modello esistente, nato con la geopolitica e le negoziazioni della seconda rivoluzione industriale ha espropriato le comunità locali della possibilità di controllare i propri destini economici, perché le ha private della sicurezza di accesso all’energia, al cibo, all’acqua, ai beni comuni, e in definitiva di qualunque speranza per il futuro, introducendo nel senso comune la rassegnazione all’idea che l’inquinamento, le emissioni di gas serra, la produzione di rifiuti, la mercificazione dei beni comuni, la distruzione dei saperi agricoli tradizionali siano pedaggi da pagare per un non meglio precisato “progresso”. Per agire efficacemente sulle cause (e non solo sugli effetti) di tale modello distorto bisogna uscire dalla logica del profitto e della concentrazione della ricchezza, sia nell’ambito industriale (grandi fabbriche, grandi centrali), che in quello agricolo (coltivazioni intensive basate su prodotti chimici) e della distribuzione (grandi centri commerciali e consumismo esasperato con incremento esponenziale della produzione di rifiuti), e abbracciare un modello di sviluppo olistico, caratterizzato da tecnologie ad alta intensità di lavoro ed a bassa intensità di capitali e di profitti. Questo nuovo modello di sviluppo si basa su una idea di società in cui emissioni, rifiuti, speculazioni sui beni agricoli, sull’economia reale, consumo del territorio e distruzione del valore/lavoro vengano progressivamente ridotti a zero. Per questo lo abbiamo battezzato Golfo Zero e riteniamo che esso possa essere garantito solo da soggetti nuovi e non da quelli che hanno creato la crisi che stiamo vivendo: le comunità locali, le piccole e medie imprese, che creano ricchezza distribuita e conferiscono protagonismo agli enti locali, alla rete dell’associazionismo democratico e riassegnano un ruolo attivo e responsabile a ciascun individuo.

Golfo Zero permette di programmare le attività economiche a livello locale secondo: 1) un nuovo modello energetico distribuito che permetta di raggiungere la necessaria massa critica a partire dalle fonti rinnovabili secondo uno schema di rete e di comunità. 2) un nuovo modello agricolo basato sulla de-carbonizzazione dei processi produttivi e la valorizzazione delle produzioni locali di qualità fornendo ai coltivatori un accesso diretto al mercato per i loro prodotti ed un reddito decoroso. 3) un nuovo modello per la chiusura del ciclo di vita dei prodotti che crei le attività miranti a incoraggiare e realizzare pratiche di risparmio, riciclo e riuso secondo i principi di “rifiuti zero”, mettendo in moto nuove attività di raccolta e di creazione di filiere del ciclo dei prodotti. 4) Un nuovo modello urbanistico che non consenta più consumo di territorio, ma che riqualifichi e migliori le condizioni delle strutture esistenti. Golfo Zero mette in moto, a partire dal livello locale, una nuova dinamica di promozione dell’economia reale, in opposizione a quella virtuale e speculativa, mirante a valorizzare la produzione effettiva di beni e servizi per la comunità, attraverso la riduzione della varie forme di criticità prodotte dal modello esistente: le emissioni che alterano il clima, i rifiuti, l’intermediazione parassitaria, la disoccupazione, la devastazione del territorio. Gen. Giuseppe Marasco- Comandante Corpo Nazionale Guardie Ecologiche Ambientali C.E.
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