Ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi

Sono due episodi distinti, che hanno in comune lo stesso contesto, lo sfruttamento di straniere, la prostituzione, l'illusione di una nuova vita che f

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Sono due episodi distinti, che hanno in comune lo stesso contesto, lo sfruttamento di straniere, la prostituzione, l’illusione di una nuova vita che finisce il più delle volte a ridurre queste donne in condizione di schiavitù. Non è eccessivo parlare di schiavitù, quando si apprende che un intero nucleo familiare di cittadini bulgari, moglie, marito e figlio, a San Severo, costringeva con minacce e violenza un connazionale a prostituirsi, sulla SS16. La donna veniva costantemente sorvegliata dai tre, che a turno, mai la perdevano di vista. Veniva costretta a vivere in condizioni terribili all’interno di un casolare, senza poter fare nulla senza aver prima ricevuto il permesso dei suoi aguzzini. Quando finalmente è riuscita a scappare, si è rivolta al commissariato di Termoli, per raccontare la sua storia. Le avevano rubato i documenti e trattenevano tutti i soldi, con continue violenze e minacce di ritorsioni nei confronti del figlio e del marito della donna, residenti in Bulgaria. I tre sono stati fermati, dalla Squadra Mobile di Foggia e Campobasso e i commissariati di San Severo e Termoli. E’ un manfredoniano invece, Antonio Coppolecchia, di 42 anni, l’altro fermato dalla Mobile, per i reati di violenza sessuale, sfruttamento della prostituzione e lesioni. Costringeva ragazze di origine bulgara a prostituirsi, pretendeva da loro 50euro al giorno per accompagnarle in strada e poi si prendeva anche il loro compenso, dicendo che avrebbe restituito i soldi quando loro sarebbero andate via. Invece quando una di loro ha detto di dover tornare nel suo paese, lui l’ha selvaggiamente violentata e picchiata. Lei è riuscita ad andare in ospedale e lì ha raccontato tutto. L’uomo si è recato in commissariato, dove ha dato una versione diversa dei fatti, ma quaesto non gli è servito a niente.
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